Il simpatico e spensierato pluralismo dei Popolari.

Questa nota breve e sagace, firmata da “Il Bertoldo”, vuole essere l’inizio di un dialogo a cadenza periodica con i lettori del nostro blog. Cosa rileva chi si nasconde dietro lo pseudonimo? Ecco, i Popolari non sono scomparsi. Si tratta di vedere come possano rianimare la scena politica.

I Popolari, checché se ne dica, continuano a far notizia. In periferia e a Roma. E non solo per la gloriosa cultura di cui sono portatori ma anche, diciamocelo apertamente, per la qualità della classe dirigente.

Per non essere accusati di eccessiva riservatezza, proviamo a citarne alcuni. Si va dall’eterno Franceschini che appoggia la Schlein, artefice nel Pd – per dirla con Luca Ricolfi – della trasformazione di quel soggetto politico in un “partito radicale di massa” al raffinato Castagnetti che sostiene apertamente il post comunista e l’ex renziano Bonaccini; dalla sempre carismatica Bindi che patrocina lo scioglimento di un partito “inutile” come l’attuale Pd al movimentista Fioroni che ormai ha tolto il disturbo e si incammina nella nuova avventura di ricostruire la carovana dei Popolari al di fuori del Pd. In mezzo si agitano molti amici Popolari e cattolici sociali. Da “penna veloce” di Merlo, come lo chiamava simpaticamente il suo “capo” Franco Marini al sempre più riflessivo D’Ubaldo; dal nipote doc De Mita al nuovo doroteo Guerini. Per non parlare dello stuolo dei Popolari che nella ricca e profonda periferia italiana sono in trepidante attesa di chi “lancia il fischio” per primo per la ripartenza politica.

Insomma, la classe dirigente c’è. La cultura politica non manca. L’entusiasmo sta, finalmente, ridecollando. Per il momento, però, abbiamo una sola certezza. Nessuno potrà più parlare, d’ora in poi, a nome di tutti i Popolari. Ed è già un grande passo in avanti.