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Il siparietto tra Di Maio e la Belloni fa venire la pelle d’oca: dov’è il senso delle istituzioni?

 

È fuori luogo che il Capo dei Servizi dichiari la sua rinnovata fiducia (lealtà ed amicizia”) al Ministro, oggetto di una contesa politica dentro il suo partito. Ma non sono i Governi – e i Ministri che li compongono – che devono avere fiducia” negli alti funzionari da essi  nominati a presidiare importanti funzioni di interesse dello Stato?

 

Lorenzo Dellai

 

Sarà che noi di formazione democratico cristiana abbiamo imparato da piccoli l’ABC della cultura istituzionale e le regole – anche non scritte – che essa comporta.Sarà che oggi ogni cosa ha un risalto mediatico immediato e generale. Sarà pure che la tensione che si è prodotta nel sistema politico dopo il voto per il Quirinale sta mettendo tutti in fibrillazione. Fatto sta che la sbandierata notizia dell’incontro tra Di Maio e la Belloni, con le annesse dichiarazioni di quest’ultima, mi ha fatto venire la pelle d’oca.

 

Ma in quale altro Paese europeo un Ministro degli Esteri e il Capo dei Servizi Segreti pubblicizzano un simile siparietto? Con il Capo dei Servizi che dichiara di una sorta di rinnovata fiducia (“lealtà ed amicizia”) al Ministro, oggetto di una contesa politica dentro il suo partito. Ma non sono i Governi – e i Ministri che li compongono – che devono avere “fiducia” negli alti funzionari da essi nominati a presidiare importanti funzioni di interesse dello Stato (anche, magari, visto il ruolo in ispecie, senza ricorrere a termini come “sorella”, “amica” e via dicendo)?

 

Dispiace e preoccupa vedere attivamente partecipe in una vicenda come questa un alto funzionario dello Stato che – a detta di molti – svolgeva il suo compito con competenza e serietà. Forse è proprio giunto il tempo di superare la stagione della banalizzazione delle Istituzioni. La grande fiducia che il Paese riserva a Mattarella e a Draghi indica proprio che la domanda di “senso morale” (che, come noto, non è solo “non rubare”) e di comportamenti istituzionali sobri e coerenti sta diventando la cifra più riconosciuta per correggere la deriva della Politica e recuperare la sua – oggi flebile – connessione con la comunità.

 

È da qui che bisogna ripartire, più che dalle noiose e vecchie congetture di cui si legge in questi giorni e che, diciamolo, rischiano di apparire come semplici riposizionamenti di spezzoni di ceto politico.

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