In Europa la Meloni non trova udienza, solo Von der Leyen l’accarezza.

Socialisti, verdi e liberal-democratici sono fermamente contrari ad accordi con il gruppo dei Conservatori. Anche la Le Pen trova le porte sbarrate. Renew Europe si dispone ad espellere Rutte, l’ex premier olandese.

L’elemento chiave che è emerso dal dibattito svoltosi oggi (ieri per chi legge, ndr) a Bruxelles e trasmesso in Eurovisione tra i “candidati guida” (“Spitzenkandidaten”), in vista delle elezioni di giugno per la nuova legislatura europea, è la profonda differenza riguardo alle possibili future alleanze tra i gruppi politici.

Da una parte, l’attuale presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta pronta a un accordo con Giorgia Meloni, e quindi con gli europarlamentari espressi da Fratelli d’Italia, anche se non necessariamente con tutti gli esponenti del gruppo dei Conservatori (Ecr), a cui appartengono.

Dall’altra, tutti e quattro gli altri candidati guida, e con particolare forza quello dei Socialisti, Nicolas Schmit (attuale commissario Ue agli Affari sociali), ma anche quello del gruppo liberale Renew, l’italiano Sandro Gozi, hanno escluso qualsiasi collaborazione con la destra, inclusi il gruppo Ecr e la stessa Giorgia Meloni.

Von der Leyen ha riconosciuto in modo molto netto a Meloni la sua rispondenza ai tre principi discriminanti, in base ai quali chiederà il sostegno agli europarlamentari, se sarà designata dal Consiglio europeo come candidata alla presidenza della prossima Commissione: “Ho lavorato molto bene con Giorgia Meloni nel Consiglio europeo, come con tutti i capi di Stato e di governo. È il mio compito, come presidente della Commissione. Vedremo chi è pro europeo, e lei è chiaramente pro europea; chi è contro Putin, e lei è stata molto chiara su questo; e pro Stato di diritto. Se questo tiene, allora offriremo di lavorare insieme”.

All’intervistatrice che chiedeva se questo voglia dire che sia pronta a lavorare con tutto il gruppo Ecr, von der Leyen ha risposto: “Non è quello che ho detto, voglio essere molto chiara: non è quello che ho detto. Sto parlando di parlamentari europei, poi vedremo come si raggruppano e come lavoreremo con i gruppi. Vedremo quali sono pro Europa, pro Ucraina e contro Putin, e pro stato di diritto”.

Questo distinguo della presidente della Commissione sembra far riferimento, in particolare, alla possibilità che il partito del premier ungherese Viktor Orbán, Fidesz, entri nell’Ecr, secondo le intenzioni annunciate dallo stesso Orbán. E lo stesso vale per il partito di estrema destra francese “Reconquête!” di Eric Zemmour.

Tra i partiti giudicati non rispondenti ai criteri per le alleanze dopo le elezioni, Von der Leyen ha menzionato espressamente due importanti formazioni di estrema destra il francese, il “Rassemblement National” di Marine Le Pen, e il partito tedesco “Alternative für Deutschland” (Afd), nonché la “Konfederacja” polacca. “Se guardo a questi partiti, possono avere nomi e principi diversi, ma hanno una cosa in comune: sono amici di Putin e vogliono distruggere la nostra Europa. E noi non lasceremo che questo succeda”, ha sottolineato la presidente della Commissione.

Sandro Gozi, italiano che si presenta in Francia per “Renew”, la formazione del presidente Emmanuel Macron, ha affermato: “Io combatto Salvini, Meloni, Le Pen e Zemmour. No ad alleanze con l’Ecr e con Id”, ovvero Identità e Democrazia, il gruppo europeo a cui appartengono la Lega, il Rn di Le Pen e anche, fino a poche ore fa, l’Afd tedesca, espulsa oggi a causa delle dichiarazioni del suo capolista alle europee, Maximilian Krah, sulle SS naziste.

Proprio il gruppo Renew, tuttavia, ha un problema interno con le alleanze, visto che i liberali olandesi del Vvd, il partito dell’ex premier Mark Rutte, hanno concluso un accordo con il “Partito per la Libertà” di Geert Wilders, di estrema destra, per dare un governo ai Paesi Bassi a sei mesi dalle elezioni del 22 novembre. “È un errore maggiore, e starà al gruppo parlamentare di Renew a decidere se il Vvd potrà restarne parte”, ha osservato Gozi.

La “Spitzenkandidatin” dei Verdi, la tedesca Terry Reintke, da parte sua, ha sottolineato che “se vince la destra e il Ppe l’appoggia, l’intero Green Deal sarà rovesciato. Sarà un disastro per il clima, per la natura, per le generazioni future, per la stessa economia”.

Il più duro di tutti contro le alleanze a destra è stato comunque Schmit, in particolare riguardo alle aperture di von der Leyen verso Meloni, di cui ha ricordato il discorso alla conferenza delle destre europee organizzato recentemente a Madrid dal partito spagnolo Vox.

“Credo – ha detto candidato guida dei Socialisti europei – che l’Europa si fondi sulla democrazia, senza democrazia non c’è una vera Unione europea: e questa è la ragione per cui abbiamo bisogno di essere chiari sulla questione. Chiedo alla signora von der Leyen, per favore, di portare chiarezza. Ha parlato di tre linee rosse: la prima riguardava l’Europa, l’essere pro-Europa: che cosa significa pro-Europa per lei? Perché ho sentito Meloni, alla conferenza di Madrid, pronunciare il suo discorso e non posso immaginare che la sua idea di Europa sia la stessa che ha lei” ha detto Schmit rivolto a von der Leyen. “Abbiamo bisogno di chiarezza”.

Parlando alla stampa dopo il dibattito tra gli “Spitzenkanididaten”, Schmit ha rincarato la dose, escludendo in modo nettissimio la possibilità che possa esservi un’alleanza con il gruppo dei Conservatori europei Ecr, e in particolare con Giorgia Meloni, per “assicurare la governance dell’Europa” nella prossima legislatura.

“Non la faremo – ha detto lo “Spitzenkanididat” socialista – con coloro che mettono in questione i veri valori dell’Europa, ciò che è stato conseguito, i fondamenti dell’integrazione europea”.

“Io – ha sottolineato – non faccio differenze tra Vox”, il partito di estrema destra spagnolo “e Giorgia Meloni. Perché noto che ogni volta che Vox organizza una conferenza, Meloni è invitata. Dov’è la differenza? Ciò che Meloni dice può essere leggermente diverso da quello che dice nel Consiglio europeo, ma il fatto è che quello che dice là”, quando parla alle conferenze di Vox, “è probabilmente ciò che lei davvero crede”. “E per questo non c’è modo di aver nessun tipo di accordo, di alleanza o altro con l’estrema destra. Su questo noi siamo duri, chiari: non possiamo fare concessioni all’estrema destra. I valori prima del potere: questo è il nostro motto, questa è la meta verso cui dobbiamo andare”, ha concluso Schmit.

Una nota, infine, riguardo a uno dei punti più importanti in discussione, dove pure è emersa una differenza rilevante tra le posizioni di von der Leyen e quelle degli altri candidati guida, in particolare Gozi e Schmit: sulle possibili nuove modalità di finanziamento per l’industria della difesa europea. Laddove Gozi, in particolare, prospettava (rifacendosi a proposte recenti di Macron e della premier estone Kaja Kallas) un nuovo fondo da 100 miliardi di euro finanziato dall’emissione di eurobond, la presidente uscente della Commissione, pur riconoscendo la necessità di costruire uno “scudo di difesa antiaerea per tutta l’Ue” si è limitata a proporre l’introduzione di nuove “risorse proprie” del bilancio comunitario, o un aumento delle contribuzioni nazionali. Meglio non toccare un nervo scoperto dei tedeschi e degli altri Paesi “frugali”, quello dell’emissione di nuovo debito europeo.