C’è qualcosa di artificiale nella forzatura che agisce al riparo della cultura sulla lotta alle discriminazioni. Si tratta di una imposizione che si presenta con la maschera della superiore difesa dell’umanità. Invece può distruggerla.
Giuseppe Davicino
Speriamo che regga il tono nell’insieme dimesso del dibattito sul ddl Zan. Il problema, secondo me, non sono i Melloni o i Riccardi che esprimono delle opinioni, ma il clima generale che è pazzesco. Chi appena non si allinea alla promozione attiva e istituzionale dell’omo-trans-sessualismo e dell’ideologia gender è messo al bando.
Le dichiarazioni della von der Leyen sulla legge di Orbán – che non discrimina ma fa una cosa di grande buon senso, impedire la propaganda gender verso i minori, liberissimi se vogliono di professarla – mi lasciano esterrefatto come i governi che si sono accodati, tra cui il nostro, per sostenerla.
Oggi cercavo un documento sul sito della Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca centrale delle banche centrali. Non può esserci al mondo cosa più asettica, e invece mi ritrovo il logo di questa istituzione, arcobaleno, come quelli delle istituzioni europee. C’è qualcosa che non va nei gangli del potere. Dall’alto si gioca con ciò che l’uomo ha di più prezioso, la coscienza, sia riguardo dall’orientamento sessuale, sia riguardo, ad es. alla razza, etnia, colore della pelle.
Ma facessero le manifestazioni contro la discriminazione delle donne o la pena di morte per adultere e gay in Arabia Saudita o in Qatar anziché andarci a giocare straricchi tornei di calcio!
È dinamite che può esplodere in mano a chi la maneggia con tanta incredibile disinvoltura, perché tale clima di tensione artificiale può fare da catalizzatore inarrestabile di motivi reali di scontento socioeconomico. Attenzione che ci vuole pochissimo agli spin doctor a tramutare le tensioni dovute alla questione sociale in odio anticlericale e anticristiano.