Appena dopo l’inizio della presidenza di turno annuale dei Brics da parte del Brasile, incominciata lo scorso primo gennaio, il governo di Brasilia ha dato un importante annuncio il 6 gennaio: l’ingresso dell’Indonesia come membro a pieno titolo nei Brics. Una adesione attesa sin dal 2023, al vertice di Johannesburg quando pare fosse saltata all’ultimo momento, e che successivamente è stata rinviata in attesa che entrasse in carica il nuovo governo indonesiano, dopo le elezioni legislative e presidenziali tenutesi lo scorso anno, che sono state vinte dall’ex generale Prabowo Subianto, sebbene già nel corso del 2024 i nove paesi Brics ne avessero unanimemente approvato l’adesione.
Si tratta di un allargamento di peso, il secondo nella storia dei Brics, dopo quello deciso nel 2023 a Johannesburg che portò nel 2024 all’adesione a pieno titolo di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti.
L’Indonesia è il quarto Paese più popoloso al mondo con circa 280 milioni di abitanti che popolano un territorio di quasi due milioni di km2 suddiviso in 17508 isole, raggruppate in 37 province. Questo stato-arcipelago è divenuto la settima economia mondiale, la prima del Sud-Est asiatico nonché il più grande Paese musulmano al mondo. Si tratta di un Paese in grande crescita che addirittura progetta – come un altro Paese Brics, l’Egitto – la costruzione di una nuova capitale, Nusantara, nel giro di pochi anni.
In seguito all’adesione dell’Indonesia i Paesi del Coordinamento Brics ora costituiscono il 41,4% del PIL globale a parità di potere d’acquisto, e dunque superano il G7, e raggruppano oltre il 45% della popolazione mondiale (il 51% se si considerano anche gli otto Paesi che all’ultimo vertice Brics di Kazan nell’ottobre scorso hanno assunto lo status di Paesi partners).
Con l’ingresso dell’Indonesia, dallo scorso 6 gennaio, i Paesi membri a pieno titolo del Brics salgono a dieci. Può risultare utile un riepilogo della attuale struttura dei Brics. Si tratta di una associazione internazionale sui generis, priva di un proprio segretariato, di una sede, di una struttura propria. Continua, per ora, ad avvalersi dei funzionari degli stati membri. Accanto ai membri a pieno titolo, come accennato, è stato creato un gruppo di Paesi partners, formato dai seguenti otto stati: Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Malaysia, Tailandia, Uganda e Uzbekistan. Vi è poi l’Arabia Saudita che partecipa ai lavori in qualità di Paese invitato ad aderire a pieno titolo ma che non ha ancora accettato l’invito e nel contempo non lo ha però neanche respinto come fece invece l’Argentina.
In ogni caso l’adesione dell’Indonesia conferisce ai Brics una maggiore forza nel sostenere la riforma delle istituzioni di governance globale e rafforza la cooperazione nel Sud del mondo. Che sono anche le priorità della presidenza brasiliana dei Brics, che ha scelto come tema, “Rafforzare la cooperazione nel Sud del mondo per una governance più inclusiva e sostenibile”, potendo contare anche su una possibile sinergia con un altro grande organismo internazionale, il G20, che quest’anno viene presieduto da un altro Paese Brics, il Sudafrica.
Questo allargamento è l’ennesima conferma di una inarrestabile trasformazione dell’ordine globale in senso multilaterale. Anche l’Unione Europea e i Paesi che la compongono, devono saper interloquire meglio con una molteplicità di soggetti politici che concorrono a definire la politica globale in modo pluralistico e multicentrico, in uno spirito di collaborazione, di pari dignità e di reciproco vantaggio, nel quadro dei principi e dei valori della Carta delle Nazioni Unite e con la consapevolezza che il grado di interconnessione fra i popoli del mondo, nonostante tutto, ha raggiunto un tale grado da risultare irreversibile e da fare sembrare velleitario e anacronistico, oltre che estremamente pericoloso, ogni tentativo di nuova divisione per blocchi del mondo.