C’è qualcosa che offende i timpani delle orecchie e della mente. Arrivano notizie che fanno male persino superando un racconto sempre simile a se stesso. Sono fatti che riescono a strattonare la sonnolenza della loro ripetizione che pure potrebbe indurre alla indifferenza.
C’è poco da danzare e far suonare tamburi e timpani e tanto meno c’è da varcare un tempio con il suo splendido frontone per festeggiare chissà cosa.
Ci sarebbe piuttosto da tagliuzzarci le orecchie e gli occhi, al pari di coriandoli, per non sapere quello che accade a Gaza. Forse, riducendoli in particelle, i fatti daranno meno dolore e saranno comunque più digeribili.
Israele si traduce a piacimento “Colui che lotta con Dio” o “Dio combatte”. Oggi appare più accettabile la prima interpretazione invece della seconda. Siamo di fronte ad un disastro. Non è escluso che Dio stesso mediti di denunciare il patto che ha fatto con il suo popolo. E’ messo all’angolo, ha promesso di essere fedele ad Israele non prevedendo però un futuro tanto scomodo da sopportare.
Alle cronache risulta, dalla venuta di Cristo in poi, che Dio è sceso in campo per sostenere un esercito contro un altro solo per una causa giusta. Solo ad esempio, a sostegno dei Cristiani, a Lepanto per l’assedio di Vienna Dio ci ha messo lo zampino. Non sembra che stavolta si senta tirato in ballo.
Corre voce che Dio combatta eventualmente contro gli eserciti ma non contro gli inermi e non faccia strage di innocenti. “Colui che lotta con Dio” andrebbe inteso come chi lo supporta in un suo progetto di bene e non viceversa. E’ azzardato pensare a un Dio che lotta per l’avveramento di un mio proposito.
Israele risulterebbe dai testi sacri essere il popolo eletto di Dio. Lo si legge ad esempio nel libro del Deuteronomio o anche nell’Esodo: “Se darete attentamente ascolto alla mia voce e osserverete il mio Patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro/possesso particolare, poiché tutta la Terra è mia. Voi sarete per me un regno/popolo di sacerdoti e una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d’Israele”.
Così poi nella Genesi:” “Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te“.
Senza perdersi in infinite questioni teologiche, resta a monte la prudenza di Dio che pose un “Se” condizionale alla sua amicizia, se farete i bravi allora io….
Essere eletti non significa farsi belli davanti al mondo quanto portare sulle spalle l’enorme peso di una responsabilità. Si tratta di porsi come modello di riferimento per tutte le nazioni della terra, essere diversi come interpreti di equilibrio, di saggezza e di amore, ciò anche in presenza di un pericolo.
Eleggere sta appunto per scegliere ciò che è bene, ripudiando ciò che macchia l’uomo di colpe e misfatti. Israele ha sofferto nella storia come non mai altri, eppure Netanyahu e il suo governo, sorprendentemente, non hanno imparato che l’esercizio della violenza, esteso molto oltre una logica di difesa, conduce solo alla vittoria della morte che ha posto trionfante le sue salde radici a Gaza.
C’è un piano di occupazione di quella terra che ha per corrispondente un piano di deportazione della gente che la abita, come se non ci fosse. Ti trasferisco in altra parte ed erigo mura di separazione creando una sorta di enorme campo di concentramento di una umanità costretta alla ripetizione di un antico esodo ricco di sofferenze.
In questi giorni una bomba ha sterminato una famiglia uccidendo nove di dieci figli. Israele ha dichiarato che procederà ad una indagine, subito aggiungendo che quelle sono zone di guerra e quindi è connaturato il rischio che si corre a dimorarvi. Una Commissione indagherà scovando il pelo nell’uovo per assolversi ancora una volta.
Ancora, un altro ordigno è esploso su una ex scuola mietendo altri morti tra cui sembra si fossero confusi anche i tagliagole di Hamas.
Israele dice di avvertire sempre preventivamente dove poggerà la sua attenzione e accusa Hamas di farsi scudo di civili ed è quindi impossibile procedere in modo selettivo contro il nemico. Il criterio che si è adottato è di fare di tutta un’erba uno sfascio, colpisco i miei nemici malgrado i danni collaterali di vittime innocenti.
A causa di questa scelta, nell’opinione pubblica ormai Israele non è più il popolo eletto, la stella polare a cui ispirarsi per apprendere come l’esperienza del dolore ti renda migliori e più forti nei passi della vita.
Al torto subito ha reagito alla stregua degli altri, del tutto uniformandosi ai suoi rivali. Israele pare che abbia consumato il patrimonio di vicinanza, di solidarietà e di adesione che il mondo gli ha riconosciuto soprattutto dalla Shoah in poi.
Ad Israele toccherà una lunga e impegnativa opera di purificazione, di riattaccarsi addosso una purezza ed il senso di una missione tradita dai fatti. Suscita malumore anche nell’animo ambiguo dei suoi amici che sperano faccia essa il lavoro sporco per cui non vogliono direttamente sporcarsi le mani.
Ha dilapidato un credito che sembrava fino a ieri inesauribile, gettando qua e là non pietre ma bombe, forse ripensando con rammarico alla rinuncia di colpi contro l’adultera peccatrice.
In guerra ci si arma di informazione e contro informazione, c’è sempre un’aura di incertezza cica la fondatezza degli episodi riportati sui giornali. Se pure il numero delle vittime civili fosse enfatizzato, quello vero sarebbe in ogni caso da annichilire.
Resta la certezza di Hamas come un gruppo di banditi ad esclusivo utile loro, l’ipotesi di un popolo palestinese che forse vorrebbe liberarsene e la realtà di un OLP che non ha più alcun peso.
Tutt’attorno una serie di paesi che spalleggiano il precipizio della situazione attuale che ha mandato all’aria gli accordi di Abramo. Non è mai dimenticare una certa idea di Islam che ha nei propositi quello di annientare Israele e null’altro. Prima di giudicare è sempre bene mettersi nei panni altrui.
Israele è una madre ferita a cui hanno ucciso, rapito e stuprato i propri figli ed ha reagito con la rabbia cieca che chiunque avvertirebbe nella stessa situazione.
L’Occidente vuole bene a Israele che, oltre al dovere della propria sopravvivenza, ha però il gravoso compito, persino in guerra, di saper percorre la via della giustizia che è diversa dalla ferocia e dalla spietatezza.
Affamare gli innocenti per evitare di saziare i traffici e le pance degli assassini non è una via vincente. Dimostri dunque il suo tratto distintivo e di meritare sempre il suo speciale titolo elettivo.
Se saprà farlo, non sappiamo del cielo, ma la comunità umana tornerà a sostenerla e a farla invincibile su tutti. “Se”…