Ius soli o ius scholae? L’apertura di Forza Italia merita attenzione.

Il Paese ha bisogno di un tasso di crescita che ad oggi la popolazione non garantisce. Non si può più eludere il problema. Vale la pena registrare le convergenze sulla proposta di Tajani.

C’è un modo freddo e cinico di guardare le cose e un’altro, sentimentale e poetico. Le osservazioni fatte ieri [l’altro ieri per chi legge, ndr] al Meeting di Rimini, da autorevoli rappresentanti delle istituzioni economiche e sociali, sono incontrovertibili. 

Il nostro Paese ha bisogno di un tasso di crescita che ad oggi la popolazione non garantisce. Mi riferisco alla crescita demografica. I dati sono impietosi. Di questo passo, tra venti anni, ci sarà una netta carenza nel mondo del lavoro e della produzione. 

Cosa suggeriscono dal Meeting? Senza giri di parole, tanto l’espressione di chi governa la banca, quanto di chi gestisce i fondi delle pensioni, a chiare lettere dicono: “è indispensabile un incremento della immigrazione”.

Tutto questo incrocia con il tema dello ius soli o dello ius scholae. Questione che sta agitando le acque in entrambi i campi politici. Tajani ha lanciato l’idea, proposta subito bloccata da Salvini e dalla Meloni. Nel centro sinistra, ci sono quelli che intendono arroccarsi nell’idea dello ius soli e altri che aprono alla proposta di Forza Italia.

Certo è che non si può più eludere il problema. Non lo si può per ragioni di carattere squisitamente intrinseco: sono decenni che la cosa si trascina, senza trovare un giusto equilibrio; sia per le ragioni emerse nel convegno di Rimini. 

La mia personale posizione è che non si rimanga nel guado. Che qualcosa si faccia. Che si abbia uno sguardo più profondo. Sarei per registrare le convergenze sulla proposta del segretario del partito di Berlusconi. Credo ci sia sufficiente maturità per non eludere più la situazione. 

Aggiungo solo che è necessario aumentare il tasso demografico.

[Il testo è tratto dal blog dell’autore]