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lunedì, 8 Dicembre, 2025
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Keynes e la pace: le democrazie non cedano alle autocrazie

Pubblichiamo uno stralcio dell’intervento che il prof. Farese terrà domani in occasione della presentazione della Strenna di Natale della Fondazione Ugo La Malfa: J.M. Keynes, Autosufficienza nazionale, introduzione di G. La Malfa. 

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National Self-Sufficiency è uno degli scritti più belli di Keynes e certamente tra i più problematici. Il tema di fondo attraversa buona parte della produzione di Keynes tra le due guerre mondiali e fino a Bretton Woods e oltre. Come possono le democrazie – atteso che la Grande Guerra e la Grande Crisi del 1929 ne hanno sconvolto le strutture – continuare ad assicurare adeguati livelli di benessere evitando che i loro cittadini cedano alla fascinazione delle autocrazie, alla loro bellicosa retorica e alla loro brutale violenza? E sul piano pratico delle scelte di politica economica: devono le democrazie sia pur temporaneamente convertirsi al protezionismo? Se sì, in quale misura e per quali scopi? Si legga per esempio il suo Proposals for a Revenue Tariff del 1931.

Più in generale, quale è l’equilibrio tra l’apertura al commercio e alla finanza internazionale e il perseguimento di certi legittimi obiettivi sociali? Sono le domande di oggi, e non a caso sono le stesse attorno alle quali ruota il lavoro di economisti come Branko Milanovic (che nel suo ultimo libro conia l’espressione “national market liberalism”, come estremo paradossale tentativo delle grandi potenze di conciliare globalizzazione esterna e sovranità interna) o Dani Rodrik (come conciliare democrazia, globalizzazione e sovranità nazionale? Il suo celebre “trilemma”). E più in generale: quale sistema favorisce la pace? Quello aperto, quello chiuso o quello regolato?

Il primo biografo di Keynes, Roy Harrod, ha scritto che nel 1933 questi “era giunto alla conclusione che la caccia ai mercati e agli investimenti esteri fosse contraria alla pace”. Se ne trova una chiara eco nel capitolo 24, paragrafo 4, della Teoria generale(1936): “Ho accennato di passaggio – scrive Keynes – al fatto che il nuovo sistema potrebbe, più del vecchio, favorire la pace”.

Quel paragrafo, che è un imprestito da National Self-Sufficiency, andrebbe oggi riletto, perché il mondo non può reggersi su tre neomercantilismi l’uno contro l’altro puntati: quello dei dazi americani, dell’export cinese, dei surplus europei. “La guerra, scriveva Keynes, ha molte cause”. Come conciliare cooperazione internazionale, piena occupazione e scambi aperti? Sarebbe già tanto se ricominciassimo a credere di nuovo in questi obiettivi, a fissarli come mèta.

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N.B. L’incontro si terrà alle ore 18.30 in via di Sant’Anna.