La globalizzazione, così come l’abbiamo conosciuta a partire dagli anni Novanta, andrà profondamente ripensata. La riscoperta delle teorie Keynesiane, secondo l’autore, “potrà offrire una via di uscita alle disuguaglianze provocate da quarant’anni di deregulation economico-finanziaria”. Guido Maria Brera disegna lo scenario della “grande guerra” tra Scuole di pensiero che ha attraversato gli ultimi quattro decenni e ci proietta nel mezzo di una battaglia decisiva, con parole di riscatto e di speranza.

 

“Dimmi cosa vedi tu da lì” non è solo il verso di una nota canzone di Francesco De Gregori ma ora anche un libro, pubblicato da Solferino Editore. È la cronaca di un viaggio nell’anima, alla riscoperta di sé stesso, quello realizzato dall’autore, il broker romano di nascita (e londinese d’adozione) Guido Maria Brera. Un viaggio a ritroso nel tempo che ripercorre oltre quarant’anni di vita vissuta: da quando il giovane Guido si aggirava – da studente alle prime armi – tra le aule della Facoltà di Economia della Sapienza di Roma, sino ad arrivare alle cronache dei giorni nostri, segnate dalla pandemia. Un viaggio che è anche la fotografia di un’Italia “piccola e in difficoltà”, con i suoi momenti di terrore, le sue debolezze politiche ed economiche; ma anche i ricordi personali toccanti come quello del capitano della Roma “scudettata” degli anni Ottanta, l’indimenticato Agostino Di Bartolomei.

Il libro è anche una lucida analisi socio-economica dei danni provocati dall’abbraccio, da parte della maggioranza dei Paesi occidentali, delle teorie iper liberiste ancorate a una visione conservatrice dell’economia che affonda le sue radici nella “Scuola di Chicago” di Milton Friedman. Il Presidente degli Stati Uniti di allora, Ronald Reagan e il Primo ministro del Regno Unito, Margaret Thatcher (ma non solo loro) hanno saputo tradurre politicamente – in modo redditizio nel breve periodo – i principi teorici del neoliberismo economico.

Un’importante occasione di riflessione è offerta dalle conseguenze che la pandemia ha prodotto a livello planetario. La globalizzazione, così come l’abbiamo conosciuta a partire dagli anni Novanta, andrà profondamente ripensata. Quale prospettiva si affaccia, dunque, sullo scenario globale per rivedere la luce? La riscoperta delle teorie Keynesiane, secondo l’autore, “potrà offrire una via di uscita alle disuguaglianze provocate da quarant’anni di deregulation economico-finanziaria”.

È così che Guido Maria Brera inizia il suo personale viaggio alla ricerca del fantasma di Federico Caffè, la cui scomparsa – avvenuta all’alba del 16 aprile 1987 – è ancora oggi avvolta dal mistero. Keynesiano rigoroso, Caffè era stato consigliere economico di Ivanoe Bonomi e Meuccio Ruini, al Ministero della Ricostruzione economica e dei Lavori pubblici. Poi i lunghi anni di attività al Servizio studi della Banca d’Italia a cui affiancava la docenza di Politica economica all’Università “La Sapienza” di Roma. Gli anni ’80 furono particolarmente difficili per Caffè: l’ultima lezione in Facoltà, a pochi mesi di distanza dall’assassinio del “delfino” Ezio Tarantelli per mano delle Brigate Rosse (marzo 1985), dalla morte del suo assistente Franco Franciosi (maggio 1986) e dalla scomparsa – per un incidente stradale – di un altro prezioso collaboratore accademico, Fausto Vicarelli (novembre 1986).

Federico Caffè decide la sua personale uscita di scena nell’aprile 1987, in un momento molto particolare: dopo la sconfitta della “sua” scuola e il trionfo del nuovo corso neo-liberista. Di lì a pochi mesi uscirà il film Wall Street con il protagonista, il broker Gordon Gekko (interpretato da Michael Douglas), che è anche un manifesto all’avidità e all’edonismo rampante.

In un viaggio spazio-temporale, dalla Facoltà di Economia della “Sapienza” di Roma, ai grattacieli del distretto finanziario di Canary Wharf a Londra, dai miraggi della lotta armata alle illusioni degli anni Novanta, prende corpo la storia rimossa dell’origine di un paradigma economico e di come ci siamo spinti negli anni fin sull’orlo del baratro economico. Intrecciando il racconto personale al saggio divulgativo, Guido Maria Brera disegna lo scenario della “grande guerra” tra Scuole di pensiero che ha attraversato gli ultimi quattro decenni e ci proietta nel mezzo di una battaglia decisiva, con parole di riscatto e di speranza. 

Così come Virgilio è la guida di Dante nel suo viaggio nell’oltretomba, armato della lezione degli antichi, è il fantasma di Federico Caffè ad accompagnare l’Autore in questo viaggio alla ricerca delle possibili risposte alle domande del presente: “Un nuovo inizio ha bisogno di nuove teorie e di nuovi strumenti, che riconfigurino quelli vecchi comprendendo che i mezzi di produzione sono cambiati, il lavoro è cambiato e il suo rapporto con il capitale non risponde più alle esigenze di una società sana. Un nuovo inizio verrà dalla messa a punto di un nuovo sistema immunitario universale, in grado di proteggere l’umanità e il pianeta nella loro interezza, e che subordini la ragione economica a qualcosa di ben più importante. Perché, come l’estinzione, la salvezza non può che essere collettiva.”

E se nell’assedio che oggi ci minaccia, fosse proprio la voce dell’economista Federico Caffè a suonare le trombe di Gerico?