Al di là delle concrete valutazioni che si possono avere sulla Cisl e sulla sua strategia sindacale, sulla sua storica identità e sulla sua azione nella società contemporanea, un fatto è indubbio: la Cisl, comunque sia, continua ad essere fedele alle sue origini. E le tre parole d’ordine richiamate dall’intervento introduttivo al Congresso nazionale della sua nuova segretaria generale, Daniela Fumarola, riassumono in modo emblematico la carta di identità dello storico sindacato cattolico del nostro Paese: “Contrattazione, concertazione e partecipazione”.
Tre parole, tre impegni e tre progetti che erano validi ieri e che continuano ad essere attuali e moderni anche oggi. Anzi, soprattutto oggi. Tre parole che, al contempo, si pongono come alternative rispetto a chi concepisce il sindacato come attore politico e partitico, a chi coltiva pregiudiziali ideologiche e, infine, a chi ha una concezione antagonista e massimalista delle organizzazioni sociali. In termini semplici, sono parole alternative rispetto all’attuale gestione della Cgil a trazione Landini.
Il patto di responsabilità come identità
La Cisl, invece, resta quella di sempre. E lo stesso “patto di responsabilità” avanzato e richiesto durante il dibattito congressuale è la sintesi di questo impegno e di questo approccio che differenzia la Cisl rispetto alle altre sigle massimaliste. Questo, del resto, continua ad essere l’aspetto principale che ne segna l’identità rispetto ad altri soggetti sociali.
Tutto ciò si riassume in un termine che storicamente accompagna il cammino di questo antico sindacato “bianco”: autonomia. La Cisl è stata, e resta, un sindacato libero e autonomo. La “cinghia di trasmissione” di comunista memoria non è mai appartenuta al sindacato di Giulio Pastore. La partecipazione alla costruzione di alleanze e coalizioni politiche è estranea alla sua cultura. La Cisl fa il mestiere del sindacato e non interviene quotidianamente su tutto lo scibile politico italiano. Per fare un esempio concreto: oggi abbiamo realtà non politiche o partitiche come la Cgil o l’Anm che quotidianamente prendono posizione su tutti i temi dell’agenda politica nazionale. La Cisl non appartiene a quella storia. Da sempre.
Libera, autonoma, pluralista
Quando un sindacato è libero e autonomo dalla politica, dai partiti e dalla formazione di alleanze, è anche pluralista al proprio interno. Certo, chi si riconosce – del tutto legittimamente – nel campo della sinistra italiana, forse non ha gradito la nomina dell’ex segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a sottosegretario del Governo guidato da Giorgia Meloni. Al contempo, e forse con maggior fondamento, è difficile solidarizzare dall’interno della Cisl con le posizioni oltranziste, massimaliste e radicali dell’attuale sinistra, sostanzialmente guidata anche dal segretario della Cgil, Landini. Ma questo, come si suol dire, è la bellezza del pluralismo.
Comunque sia, ciò che conta rilevare è che la Cisl oggi resta un sindacato profondamente fedele alle sue radici: al cosiddetto cattolicesimo sociale. E questa, forse, è la più grande rivoluzione che ci si possa aspettare da una organizzazione democratica, riformista, autonoma e libera. Proprio come la Cisl che abbiamo conosciuto con Macario, Marini, Carniti e tanti altri dirigenti di prima linea, dal secondo Novecento fino ai giorni nostri.