La cornice storica del convegno sui Mali di Roma

Riportiamo le conclusioni del saggio, diffuso nel 2023 sul web, a firma del prof. D’Angelo, ordinario di Storia contemporanea all’Università La Sapienza. In fondo alla pagina il link per accedere al testo originale.

[…] Per quel che riguarda l’immediata prospettiva del convegno è da notare come Giuseppe De Rita abbia segnalato che gli esiti non corrisposero alle attese80 . Per dare continuità a quello sforzo venne creato un comitato che doveva dargli seguito. La sua composizione, però, raccolse anche altre sensibilità e si discostò da quella del gruppo che aveva curato l’organizzazione del convegno. Questo portò ad una diversificazione di posizioni all’interno del gruppo originario. Alcuni, tra i quali De Rita, avrebbero voluto continuare il lavoro di mobilitazione collettiva che aveva caratterizzato la preparazione e lo svolgimento dei lavori. Altri, tra i quali lo storico Pietro Scoppola, erano orientati maggiormente per un lavoro di carattere culturale. Tra i maggiori animatori del convegno, don Clemente Riva fu nominato vescovo ausiliare di Roma per la zona sud, e prese a svolgere con passione la sua nuova missione. Don Luigi Di Liegro, nel suo spirito di servizio ai poveri, iniziò la sua avventura di organizzatore di risposte efficaci con la creazione di luoghi di accoglienza con sensibilità pe le nuove povertà emergenti. Creò la mensa di Colle Oppio ed una rete di servizi utili anche alla luce della presenza in città di quell’avanguardia del fenomeno migratorio che crebbe di anno in anno. 

Il Convegno ebbe una sua interpretazione politica. I suoi esiti apparvero nefasti a gran parte della DC che imputò anche all’onda lunga del convegno le sconfitte alle elezioni regionali del Lazio del 1975 e al Campidoglio nelle amministrative del 1976. Impropriamente, invece, il PCI vide nell’azione di Poletti elementi di convergenza con la propria azione per il cambiamento nella capitale a livello politico. Lo stesso cardinale, in una intervista, ha affermato che il convegno era stato “strumentalizzato dai comunisti che si sono affrettati a proclamare “Poletti è con noi!”, a cercare di fare di me un simbolo del compromesso, dell’accordo con loro”. 

Dal punto di vista ecclesiale quel convegno ha rappresentato un momento di svolta per diversi motivi. Pietro Scoppola – che nel convegno del 1974 aveva presieduto l’assemblea della zona est di Roma – ha sostenuto, rievocando l’evento al momento della scomparsa del cardinale: “Non è che Poletti avesse in testa un disegno, un progetto da realizzare, che volesse imporre qualcosa. Voleva dare alla città la possibilità di esprimersi”. 

Innanzitutto, va detto che con quell’occasione di espressione di tante e diversificate realtà romane, Poletti intese privare l’area della contestazione ecclesiale del monopolio del dibattito sui temi delle povertà e delle disuguaglianze crescenti a Roma. In tal modo fece rientrare quei temi tra i campi di impegno nei quali la Chiesa voleva interpretare un ruolo attivo. 

Se mi fosse possibile utilizzare immagini affermatesi col pontificato di Papa Francesco, riterrei di definire il convegno sui “mali di Roma” del febbraio 1974 un momento di forte estroflessione della comunità cattolica di Roma, espressione di una Chiesa in “uscita” e “incidentata”. Essa andò incontro a tante incomprensioni – quelle della politica, quelle di un certo mondo ecclesiale – ma aprì ad una rinnovata missione nei confronti della città e delle sue periferie. 

Un ulteriore aspetto va segnalato: la preparazione e la celebrazione del convegno permisero al cardinal Poletti di tessere rapporti con alcune delle realtà post-conciliari nate anche ai margini della realtà istituzionale della Chiesa, all’interno di controversi processi di autonomizzazione dalla gerarchia. L’azione pastorale del Vicario si mosse per accompagnare queste realtà e ricondurle progressivamente nel perimetro di una comunione ecclesiale marcata dal nuovo spirito conciliare. Fu l’inizio di una sorta di azione di recupero, perché nelle assemblee del convegno Poletti stabilì un rapporto con numerosi gruppi e realtà del cattolicesimo romano, e per questi mondi egli sarebbe poi diventato un interlocutore imprescindibile. D’altronde il cardinale aveva fatto della sua accessibilità un punto qualificante dell’azione pastorale. Al convegno aveva visitato le assemblee e aveva mostrato attenzione nell’incontrare i partecipanti con cordialità. Questa sua attitudine personale si fece poi elemento costitutivo della sua presenza nella città. Egli la rammentò quando scrisse di quegli anni: “ben presto videro il nuovo cardinale arrivare solo, con la sua auto, senza apparati e senza formalità; primo a tendere la mano nel saluto; sempre lieto di fermarsi e parlare in mezzo alla gente, sorridendo, parlando, stringendo le mani. Credo che questo abbia giovato molto a presentare la Chiesa come popolo e famiglia di Dio…”

Ed in questa immagine di Chiesa c’è la risultante della volontà di Paolo VI che voleva la chiesa romana cambiata in profondità, capace di assumere un profilo diocesano, di superare le dinamiche anchilosate che vedevano nel Vicariato un ufficio distaccato della Curia, senza una propria soggettività. Poletti riuscì a riavvicinare i cattolici romani, all’epoca coinvolti in realtà articolate e a tratti autoreferenziali, per convogliarne le energie in una missione di riscatto della città. 

La battaglia, dunque fu quella di guidare Roma nella ricezione del Concilio, ed in questa chiave la mobilitazione del convegno contribuì alla edificazione della Chiesa locale di Roma come soggetto ecclesiale con un proprio profilo popolare, capace di interloquire con la città, di prendersi cura del mondo delle periferie e delle povertà vecchie e nuove. 

All’idea di “città sacra” si andava sostituendo una nuova immagine, un grande cantiere in costruzione, con innumerevoli problemi da risolvere, ma al quale non mancava la compagnia ed il sostegno di una Chiesa “esperta di umanità”.

 

Per leggere il testo originale

https://iris.uniroma1.it/retrieve/89b4e8dd-e625-461b-8713-23655415f1bc/D’Angelo_50-anni_2023.pdf