Alberto Alessi ha criticato un mio articolo pubblicato su “Il Domani d’Italia”, dove asserivo che l’esperienza della Democrazia Cristiana non è più ripetibile.

Egli ha contestato l’articolo in base a una personale interpretazione sulla sopravvivenza della Democrazia Cristiana, facendo anche leva su una sentenza di Cassazione.

Ora qui non vogliamo certo entrare nel dibattito sugli effetti della diaspora dc, ma osservare come le eccezioni di Alessi siano vuote di contenuto e prive di giustificazione.

Un partito non può certo riproporsi per via giudiziaria, ma solo in virtù di idee e proposte. Dunque, tutti gli amici che si ostinano a negare la realtà scontano la debolezza di una posizione senza fondamento.

Tra l’altro in data 20.11.2020 sul quotidiano “Il Tempo” è stato pubblicata una comunicazione  a firma Franco De Simoni e Raffaele Cerenza, i quali asseriscono che Grassi, Rotondi, Sandri e la Federazione Democristiana non sono legittimati in alcun modo a parlare in nome e per conto della DC. A tal uopo citano la sentenza della Corte di Appello di Roma n. 1305 del 2009, passata in  giudicato a seguito della sentenza n. 25999/10 delle sezioni unite della Cassazione.

Le stesse sentenze hanno affermato che né l’associazione di Grassi, né l’associazione di Rotondi, né il partito di Sandri, né L’UDC di Cesa, né CCD, né CDU, né il PPI, possono essere identificati con la Democrazia Cristiana.

A parte gli aneddoti raccontati, un partito va rapportato alla società in cui viviamo, con i richiami di ordine storico, sociologico, antropologico, teologico. Le motivazioni del mio interlocutore sono invece di ordine emozionale e del tutto personali.

E’ noto per altro che l’azione politica di Alberto Alessi, a differenza di quella del padre Giuseppe, è sempre stata marginale all’interno della Democrazia Cristiana, sia a Palermo che a Roma, dunque è marginale anche quella attuale.

La Democrazia Cristiana, ha compiuto un’azione importante nel nostro paese, Alcide De Gasperi ha ricostruito l’Italia portandola tra le nazioni più industrializzate: oggi quella storia è irripetibile.