LA DESTRA NON SI FRONTEGGIA CON LE FORZE RIFORMISTE IN ORDINE SPARSO.

LA DESTRA NON SI FRONTEGGIA CON LE FORZE RIFORMISTE IN ORDINE SPARSO.

 

Le identità di cultura politica si rigenereranno, temprate da una crisi senza precedenti come quella che stiamo vivendo. Ma ora non è il tempo delle divisioni.

 

Lorenzo Dellai

 

A meno di auspicate novità delle prossime ore, saremo chiamati a votare difronte ad uno scenario assai strano. Dopo aver ucciso il Governo Draghi – con il determinante contributo degli utili idioti grillini – la Destra (ma quale “centro-destra”? Smettiamola con questa manipolazione semantica) si presenterà alle elezioni unita e compatta.

 

Chi invece ha votato a favore di Draghi pare orientato a presentarsi diviso. Ognuno rivendica centralità e responsabilità, ma ognuno vuole correre da solo, pensando di essere – da solo – la reincarnazione di Degasperi, Churchill, Kennedy e De Gaulle nella stessa persona. Agiscono “come se” ci fosse il proporzionale puro, ma la riforma elettorale non è stata fatta, purtroppo.

 

La Destra lo ha capito. Gli altri no.

 

Pensano di poter conquistare posizioni sul campo, da usare dopo il voto. Ma rischiano così invece di spartirsi solo le macerie di una sconfitta di proporzioni cosmiche. Quando la Destra avrà conquistato la maggioranza (magari dei due terzi) del Parlamento, forse, lo capiranno, ma sarà tardi.

 

Facciamo appello a Letta, Renzi, Calenda, Zamagni, Sala e agli altri personaggi che in questi mesi hanno interpretato – seppur con diverse sensibilità – l’Italia che non si rassegna. Ascoltiamo ciò che dicono persone come Marco Bentivogli. Leggiamo attentamente le analisi di Padre Francesco Occhetta su “Comunità di Connessioni”.

 

Interpretiamo bene ciò che bolle nelle pieghe delle nostre comunità locali. Le nuove forme della rappresentanza politica nasceranno nel prossimo futuro. Le identità di cultura politica si rigenereranno, temprate da una crisi senza precedenti come quella che stiamo vivendo. E magari lo faranno su spartiti inediti.

 

Ma ora il tempo non è quello della divisione, ma quello delle convergenze possibili e necessarie contro la deriva della Democrazia e dell’Europa. Come disse Aldo Moro, “questo è il tempo che ci è dato vivere”.

 

Tutto il resto sarà caduco ed effimero.