Il conflitto come normalità
Forse sarebbe il caso di non dannarsi troppo l’anima per i litigi che hanno appena attraversato la maggioranza in occasione del varo della legge finanziaria. Infatti la dialettica è la regola delle coalizioni. E ne è anche − entro certi limiti − il sale.
Finora s’era litigato più a sinistra che a destra. Facendo pensare che, sotto l’egida della Meloni, l’ordine regnasse sovrano. Ma la realtà è che nei governi di coalizione si bisticcia quasi sempre. Alcuni lo danno a vedere, altri sono più capaci di mascherarlo.
Disordine o pluralismo
Ma anche risalendo indietro nel tempo, fino agli anni di Berlusconi, la regola resta quella. Si chiama disordine per chi non l’ama. Si chiama pluralismo per chi l’apprezza.
Bisognerebbe semmai darsi una regola a proposito di questo galateo di coalizione. E stabilire, possibilmente insieme, che sulla politica estera sarebbe il caso di non dividersi. E che sui temi economici e sociali invece sarebbe il caso, invece, di valorizzare il confronto anche ai tavoli di
maggioranza.
Governare la dialettica
Certo, magari senza strafare. Ma neppure illudendosi che partiti diversi possano marciare allineati al modo della falange macedone.
L’errore forse è proprio nel manico. E cioè nell’idea che si tramanda da un governo all’altro e da una coalizione all’altra secondo cui c’è un solo Napoleone e tutto il resto è intendenza. Tentazione che afferra prima o poi tutti gli inquilini di Palazzo Chigi. Salvo scoprire, strada facendo, che le cose sono quasi sempre assai più complicate di così.
Fonte: La Voce del Popolo – 23 dicembre 2025
[Articolo qui riproposto per gentile concessione dell’autore e del direttore del settimanale della diocesi di Brescia]

