Si legge sul Corsera che nei pressi di Milano c’è un parco chiamato delle Groane frequentato da tossici che ambulano come le anime dell’Inferno alla ricerca di una dose che è pari alla fatica di Sisifo: appena ti sei fatto devi cominciare da capo e non conosci tregua. È gente che non si astiene dal proprio impegno. Corpi che vagano in continuazione come anime morte. Hanno per legge di vita la costanza di introdursi in vena il solo futuro per loro possibile.
Il bosco chiamato parco
È una umanità persa che malgrado tutto non smarrisce mai la speranza di incontrare una dose che li rifocilli. In realtà si muovono in un bosco e sarà per questo che lo ingentiliscono in “parco”, una forma più domabile e che fa meno paura, dove è facile entrare e uscire e non brancolare fuori rotta.
La crocefissione della ragazza
Chi ha scritto l’articolo, se si fosse ben compreso, racconta di aver incontrato una ragazza che ha conosciuto una crocefissione diversa da come ce la figuriamo. L’albero è il corpo che muove tra gli arbusti puntando almeno l’ombra di uno spacciatore che possa farsi generosamente carne. La ragazza ha inchiodato sulla pelle della caviglia tre siringhe, neanche i soldati romani avrebbero saputo fare di meglio. Non si è fatta tre “pere”, ne sarebbe bastata una per soddisfarla almeno per un po’. Si è infilzata a quel modo per scaricarsi il rimasuglio di altri più fortunati che hanno potuto fare loro il pieno. In mancanza di soldi si prova a prendere un eventuale scampolo di goccia rimasta nei cilindri già usati di altri, fondi di siringhe che forse hanno ancora qualcosa da darle. Si tratta di lacrime più forti di quelle che avrebbe se restasse a secco.
L’armonia nera delle Groane
Da quelle parti c’è una bella armonia: si consumano dosi ed esistenze nella stessa misura, che vanno sotto braccio sapendo che ciascuna ha bisogno dell’altra. Quel posto prende il nome dalla presenza di alberi di ontano nero come è nero il buio che lo colora, una pianta che nasce a ridosso di rive o di terreni paludosi dove possono affondare i destini di un’umanità che sparirà lentamente evitando inutili schiamazzi. Tutto attorno le foglie morte sanno il fatto loro.
Tra crack e Baskerville
Lo chiamano parco forse perché sono parche le dosi che girano sulla sua terra, mai abbastanza per quante se ne desiderano. Il mercato è in affanno, le richieste sono sempre superiori all’offerta che, sbagliando, credono di fare loro la voce grossa.
Dicono che Groane stia anche per brughiera, qualcosa che ricorda la location de Il mastino di Baskerville che più fedelmente dovrebbe essere tradotto nel “Segugio di Baskerville”. Alle Groane non è la storia di un cane mostruoso che fa morire d’infarto il protagonista Sir Charles. Nelle Groane non ci sono nobili da far fuori ma poveri disgraziati che fiutano la pista di uno spacciatore per poi giocare semmai l’inutile arma della pietà, l’opposto di una espressione demoniaca. Chiedono allo spietato che le foraggia di essere ogni volta uccise per continuare a vivere finché possibile.
La spaccatura più pericolosa
Si sono trovate tracce di vita su Marte, forse si è di proposito trasferita su quel pianeta, che è privo di vegetazione in cui infrattarsi. Coppie in amore o volte alla morte non potranno nascondersi in alcun modo.
Andare per parchi è cosa da evitare. Un ragazzino di otto anni è stato massacrato da alcuni suoi coetanei con una spranga di ferro, direbbe la legge, per futili motivi. Non è chiaro dove fossero i genitori. C’è una droga che prende il nome di “crack”, una crepa che fa crepare chi la prenda per amica. C’è una spaccatura più pericolosa in cui si è caduti, la droga al suo cospetto è una inezia. È l’assurdo che non stupisce più nessuno.
Al tempo d’oggi meglio evitare di andare a piedi nudi nel parco, si potrebbe incontrare qualche crocefisso e perdere per sempre la fede.