La favola dell’Atalanta e del provinciale Gasperini

L’allenatore e la sua squadra hanno assunto un ruolo fondamentale per Bergamo, dove è talmente tanta la passione per la Dea che non si dice “vado allo stadio”, ma “vado all’Atalanta”.

Era un’estate calda e afosa quella del 2016. L’Atalanta, reduce da stagioni di sofferenza e lotte per la salvezza, si trovava in una fase di transizione e si apprestava ad affrontare un altro campionato con un nuovo timoniere alla guida: Gian Piero Gasperini. Un allenatore dal piglio deciso, famoso per il suo calcio offensivo e spettacolare. Nessuno poteva immaginare che era solo l’inizio di una rivoluzione calcistica costruita sul pressing alto e sul gioco corale. L’impatto di Gasperini fu immediato, anche se non partì proprio alla grande: in cinque giornate l’Atalanta aveva conquistato solo una vittoria e dopo la sconfitta casalinga con il Palermo il tecnico era già sulla graticola. Gli orobici abbandonarono il tradizionale catenaccio italiano per abbracciare un calcio dinamico e propositivo. I tifosi, inizialmente sorpresi dal nuovo corso, ben presto si sono innamorati di questo stile di gioco spumeggiante e ricco di reti. 

La partita della svolta si gioca il primo ottobre contro il Napoli di Sarri: risultato 1-0 per la Dea, con la novità di vedere in campo diversi ventenni come Caldara, Gagliardini, Conti (tutti e tre provenienti dal settore giovanile) e Petagna, autore del gol. Da allora in poi si inanellarono una serie di risultati positivi che hanno portato i neroblu a scalare la classifica di serie A e a salire sul tetto del calcio europeo. Tanti record nel frattempo sono stati battuti. Gasperini non si è limitato a cambiare il modo di giocare dell’Atalanta, ma ha avuto anche il merito di valorizzare giovani come Bastoni, Kessiè, Mancini, Kulusevski, Højlund, solo per fare qualche esempio, fino a Marco Carnesecchi e Giorgio Scalvini, pilastri della rosa attuale. Tante scoperte dunque, ma anche tanti talenti rispolverati e portati alla ribalta: su tutti Marten de Roon, Papu Gomez, Duván Zapata, Luis Muriel e Josip Ilicic, il più estroso giocatore della storia atalantina. I suoi 4 gol al Valencia in Champions League resteranno per sempre nei ricordi dei tifosi, nel silenzio degli stadi vuoti per la pandemia: il nemico invisibile che lo ha reso sempre più fragile e “umano”, l’unico avversario che è riuscito a fermarlo. Sotto la guida tecnica di Gasperini, questi giocatori sono esplosi, diventando colonne della squadra e protagonisti di stagioni memorabili.

I risultati non tardarono ad arrivare. L’Atalanta si è subito imposta come una delle realtà più brillanti del calcio, conquistando piazzamenti in Champions League e raggiungendo due finali di Coppa Italia (una delle quali persa ingiustamente contro la Lazio per una clamorosa svista del Var). Con il Gasp alla guida, la Dea è diventata una mina vagante per le big, capace di mettere in difficoltà chiunque con il suo calcio effervescente e imprevedibile. Basti pensare alle parole di Guardiola, tecnico del Manchester City, che soddisfatto dopo aver pareggiato contro la Dea, disse: “Affrontarla è come andare dal dentista, si soffre sempre”.

Oltre ai successi in campo, molti dei quali storici, Gasperini e la sua Atalanta hanno assunto un ruolo fondamentale per la città di Bergamo, dove è talmente tanta la passione per la Dea che non si dice “vado allo stadio”, ma “vado all’Atalanta”. La squadra è diventata un simbolo di orgoglio e identità, unificando la comunità e portando il nome della città sui palcoscenici più prestigiosi d’Europa, sempre seguita da un tifo straordinario. Nonostante in tutte queste sue stagioni siano cambiati molto interpreti, il Gasp è sempre riuscito nell’impresa di rinnovarsi e di trasformare il gruppo in una infernale macchina da gol.

L’era Gasperini all’Atalanta è tutt’ora in corso, e la storia continua a scriversi. L’ultima pagina di questo romanzo è stata l’impresa contro il Liverpool. Con il tecnico bergamasco alla guida, la Dea è destinata a inseguire nuovi traguardi, sempre fedele al suo stile di gioco unico e inimitabile. La sua creatura è un inno al calcio offensivo, al coraggio e alla determinazione, un esempio di come una piccola realtà possa raggiungere grandi risultati con passione, lavoro e un pizzico di follia. La maglia sudata sempre, si urla allo stadio.

Quella del tecnico di Grugliasco è un’avventura fatta di passione, talento e successi. È la favola moderna di una piccola squadra che ha sfidato le grandi e ha conquistato il cuore dei tifosi di tutto il mondo. È la storia affascinante della vittoria del terzo stato sul clero e nobiltà. È la dimostrazione di un calcio che fa sognare e che ci ricorda che, con la giusta umiltà, tutto è possibile, come il 3-0 all’Anfield Stadium e la qualificazione in semifinale di Europa League. Una semifinale che mancava dal 1988, quando l’Atalanta di Stromberg, una vera leggenda che ha lasciato un segno indelebile, venne fermata dal Malines. Anche quella è diventata storia: la Dea in quella stagione giocava nel campionato di B, eppure mancò per poco la finale di quella che allora si chiamava la Coppa delle Coppe. In panchina sedeva un certo Emiliano Mondonico.

Proprio Glenn Peter Stromberg, qualche giorno fa ha dichiarato: “Oramai l’Atalanta ha una sua dimensione europea. Sanno cosa significa giocare contro la Dea e cosa significa venire a giocare a Bergamo. Se la società e la squadra esistono sulla mappa del calcio internazionale lo si deve alla famiglia Percassi e a Gasperini. Entrambi hanno dato mentalità e la struttura per competere a questi livelli”. Sono parole d’amore, ma anche la sintesi di questi anni bellissimi che hanno trasformato l’Atalanta di Gasperini e dei Percassi in un modello di riferimento per il calcio italiano e internazionale, un esempio di come il bel gioco e la lungimiranza possano portare al successo. Grandi operazioni di mercato, uno dei migliori vivai al mondo, strutture sportive di altissimo livello, bilanci sempre in ordine e stadio di proprietà, sono tutti fattori che esaltano un progetto che parte dal basso. Ha detto il Gasp: “Mi davano del provinciale e invece io ero solo in anticipo sugli altri”. 

Il posto migliore dove andare è il futuro e con Gasperini è stato emozionante iniziare a esplorarlo, in un viaggio calcistico entusiasmante che invita a celebrare il potere dello sport che unisce e la bellezza del gioco che ci appassiona.