La figura di Einaudi è quella di un maestro

“Dal suo esempio discende un insegnamento chiaro, orientato al futuro..”. Di seguito le conclusioni del discorso tenuto dal Governatore della Banca d’Italia al convegno di ieri per i 150 dalla nascita di Einaudi.

[…] Voglio infine toccare un tema su cui Einaudi si soffermò ripetutamente, con preveggenza: quello di una federazione a cui gli Stati membri conferiscono, nel loro interesse, poteri vincolanti. Egli avrebbe probabilmente sostenuto il progetto di Unione economica e monetaria. Lo stesso Manifesto di Ventotene che ha segnato la strada verso l’integrazione europea fu anche ispirato, secondo il suo primo estensore Altiero Spinelli, dagli scritti di Einaudi – in particolare, dalle lettere pubblicate con lo pseudonimo di Junius sul “Corriere della sera” a ridosso della fine del primo conflitto mondiale. 

Einaudi contrappone al mito della sovranità assoluta la necessità della cooperazione imposta dalla crescente interdipendenza: «La verità è il vincolo, non la sovranità degli stati. La verità è la interdipendenza dei popoli liberi, non la loro indipendenza assoluta». 

Nel discorso solennemente pronunciato nel luglio del 1947 davanti all’Assemblea costituente, Einaudi rifiuta le barriere – che «giovano soltanto ad impoverire i popoli, ad inferocirli gli uni contro gli altri» – a favore della libertà e della cooperazione: «L’Europa che l’Italia auspica, per la cui attuazione essa deve lottare, […] è un’Europa aperta […] nella quale gli uomini possano liberamente far valere i loro contrastanti ideali e nella quale le maggioranze rispettino le minoranze […]. Alla creazione di quest’Europa, l’Italia deve essere pronta a fare sacrificio di una parte della sua sovranità».

Da Presidente della Repubblica, nel marzo del 1954 richiamava i rischi di un’unione incompleta: «La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire». 

È superfluo sottolineare l’attualità di queste analisi nel presente contesto globale di frammentazione geopolitica ed economica in cui le opportunità e i rischi connessi con il cambiamento climatico, le nuove tecnologie, la demografia e le migrazioni, l’esigenza di preservare la pace, richiedono azioni congiunte a livello internazionale.

Favorire una concorrenza priva di eccessi; gestire con prudenza le finanze pubbliche, impegnandosi per stimolare la crescita e ridurre il debito; preservare la stabilità monetaria; spostare il concetto di sovranità dal livello nazionale in favore di un’Europa più forte, aperta e solidale, che conti nel mondo. 

Ho menzionato oggi solo alcuni degli insegnamenti di Luigi Einaudi. Insegnamenti ancora attuali che guidano tuttora la Banca d’Italia nella sua attività quotidiana al servizio del nostro paese.

Questi pochi ricordi tratti da un’opera immensa mostrano l’intensità con cui Einaudi dedicò la propria vita, il proprio lavoro, la propria produzione intellettuale al bene comune. Dal suo esempio discende un insegnamento chiaro, orientato al futuro, da tramandare nel tempo. 

Per queste ragioni la Banca d’Italia è lieta di partecipare alle celebrazioni dei 150 anni dalla nascita del Presidente e del Governatore Luigi Einaudi. Con questo convegno e con l’opera del Comitato nazionale si rinnova oggi l’impegno di trasmettere alle nuove generazioni gli insegnamenti del Maestro.

 

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https://www.bancaditalia.it/media/notizia/fabio-panetta-al-convegno-per-i-150-anni-dalla-nascita-di-luigi-einaudi/