L’Europa nasce come scelta di civiltà, come atto politico e morale di straordinaria portata. Dopo la catastrofe delle guerre mondiali e l’oppressione dei regimi totalitari, i popoli del continente decisero di voltare pagina, di trasformare la distruzione in occasione di ricostruzione. Il processo di integrazione europea non fu concepito soltanto come un progetto economico, ma si configurò innanzitutto come una scelta di civiltà, come un atto politico ed etico.
Un’Europa di pace e di coesione
La decisione di mettere in comune risorse strategiche come il carbone e l’acciaio – fino ad allora strumenti di conflitto – rappresentò un gesto lungimirante e coraggioso: trasformare ciò che divideva in ciò che unisce, sostituire la logica della contrapposizione con quella della cooperazione. Fu in quella visione che si delineò l’idea di un’Europa fondata sulla pace, sulla coesione e sulla centralità della persona.
Così prese forma quel percorso che avrebbe garantito decenni di pace, prosperità e libertà, dando vita a un’inedita comunità politica capace di unire popoli un tempo avversari. Nel ricordare questa radice fondativa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo al Forum di Cernobbio, ha sottolineato come l’Unione Europea rappresenti una delle conquiste più alte della storia politica e sociale del nostro continente.
Le sfide del presente
Non ha mai generato conflitti né alimentato guerre commerciali; al contrario, ha promosso cooperazione e stabilità, ha favorito accordi tra popoli, sostenuto missioni di pace e contribuito in modo decisivo ai progressi nella tutela dell’ambiente, nella difesa dei diritti e nella promozione dell’uguaglianza.
In ciò l’Unione Europea si conferma non solo come progetto istituzionale, ma come testimonianza viva di una comunità che ha scelto la pace come fondamento della propria identità, diventando di fatto un’area di pace e di stabilità capace di proiettare i propri valori ben oltre i confini geografici.
Eppure oggi, in un contesto globale turbolento e frammentato, questa esperienza si trova sotto attacco. L’antioccidentalismo e l’antiamericanismo, che si diffondono in varie parti del mondo, non si limitano a essere manifestazioni culturali o esercizi retorici. Vengono sempre più utilizzati come strumenti politici per minare la credibilità delle democrazie, seminare sfiducia nelle istituzioni multilaterali e contrapporre i modelli autoritari al paradigma liberale.
Il richiamo di Mattarella
In questo scenario l’Europa viene talvolta descritta come un ostacolo, un avversario o persino un nemico, quasi fosse un elemento estraneo agli equilibri internazionali. Queste rappresentazioni hanno cause precise: la crescita di grandi poteri economici globali che non rispondono a logiche democratiche; il ritorno di governi che cercano di espandere la propria influenza ridefinendo confini e rapporti di forza; le nuove minacce ibride – terrorismo, attacchi informatici, disinformazione – che destabilizzano società aperte e pluralistiche.
In questo contesto, il richiamo di Mattarella acquista un peso decisivo. L’Europa non può vivere di inerzia né limitarsi a difendere la memoria delle sue conquiste passate. Occorre rafforzare le sue istituzioni, renderle più integrate e capaci di decisione, affinché l’Unione non resti una realtà puramente regolatoria ma diventi una voce riconoscibile, autorevole e unitaria nelle grandi questioni della politica internazionale.
Il destino del continente
La difesa della civiltà europea significa al tempo stesso consolidarne la società, l’economia e soprattutto i valori fondanti: libertà, dignità e diritti della persona. La risposta più credibile alle spinte antioccidentali e alla propaganda antiamericana non è l’innalzamento di un muro ideologico, bensì la testimonianza concreta che le democrazie sono vive, dinamiche, capaci di rinnovarsi e di garantire pace e giustizia.
La responsabilità, ammonisce Mattarella, non appartiene soltanto alle istituzioni: riguarda anche il mondo delle imprese, le forze sociali e la società civile nel suo insieme. È soltanto attraverso un rapporto reciproco e rispettoso tra istituzioni e società che diventa possibile raggiungere autentici traguardi di progresso.
Perché l’Europa non è uno spazio neutrale, ma una responsabilità condivisa. Il mondo ha oggi più che mai bisogno dell’Europa: per difendere il diritto internazionale, per rilanciare un multilateralismo cooperativo, per limitare il potere smisurato di attori economici globali e per contrastare le narrazioni seducenti dei regimi autoritari.
Ma l’Europa, a sua volta, ha bisogno di rafforzare la propria identità con un progetto politico maturo, di istituzioni solide, di una visione capace di coniugare unità e pluralità. La sua unicità risiede proprio in questa complessità: l’Europa è insieme continente e idea, memoria di un passato doloroso e promessa di un futuro condiviso.
Europa, spazio di libertà e civiltà
Fermarsi a riflettere su questo doppio volto non è un esercizio astratto, ma una necessità politica. Solo riconoscendo fino in fondo la profondità del proprio significato storico e ideale l’Europa potrà rafforzare il suo ruolo in un mondo in continua trasformazione. Se saprà porre la persona al centro e dotarsi degli strumenti politici necessari, essa non solo custodirà le conquiste del passato, ma diventerà un punto di riferimento imprescindibile in un’epoca segnata da nuove tensioni internazionali e da sfide inedite.
L’avvenire del Vecchi Continente dipende da questa capacità: mantenere la propria identità di spazio di libertà e di civiltà, e insieme proporsi come attore mondiale credibile e determinante. Solo così l’Europa potrà continuare a essere protagonista di pace, di progresso e di speranza.