Il nuovo governo conservatore della Grecia ha presentato il suo primo budget , con obiettivi di crescita ambiziosi.
Il primo progetto di bilancio, da quando è subentrato all’estrema sinistra Syriza a luglio, prevede riduzioni fiscali al fine di incoraggiare la spesa privata e gli investimenti esteri. Il viceministro delle finanze Theodoros Skylakakis lo ha descritto come una “svolta radicale alla crescita, all’occupazione e all’aumento del reddito”.
L’economia greca ha iniziato a crescere nel 2017, anche se ad un ritmo anemico, ed è uscita dal suo terzo programma di salvataggio ad agosto. I creditori internazionali, che continuano a monitorare da vicino la politica fiscale, potrebbero essere sorpresi dalle promesse di Atene che non sembrano al momento poggiarsi su basi solide.
Perché sebbene Atene si stia gradualmente riprendendo da sei anni di recessione e da una crisi economica e politica decennale, la sua economia rimane fragile. Soprattutto visto che è ancora soggetta alle rigorose condizioni di bilancio dettate da Unione europea e dal Fondo monetario internazionale.
E anche se la Commissione europea prevede una crescita del 2,2 per cento per il prossimo anno, raggiungere sia gli obiettivi di bilancio sia i numeri di crescita stabiliti nel progetto di bilancio si rivelerà estremamente impegnativo.
Alla fine di settembre il Fondo monetario internazionale, infatti, aveva sostenuto la richiesta della Grecia di obiettivi fiscali meno stringenti per accelerare la crescita, ma aveva anche insistito sulla necessità di una riduzione delle spese pensionistiche e di una base imponibile più ampia. Mossa che l’attuale governo è riluttante ad attuare.
Il Fondo pensa che “occorrerà un altro decennio e mezzo affinché i redditi pro capite reali raggiungano i livelli pre-crisi”.