Chi non ricorda quel simpaticone di Paolo Ferrero, un bonario rivoluzionario piemontese che dopo non avere mai centrato una elezione diventa misteriosamente ministro nel 2° Governo Prodi in quota Rifondazione comunista? Ma il meglio di sè Ferrero lo manifesta dopo poco tempo dall’ insediamento. Come Ministro, come ovvio e scontato, non è pervenuto. Ma come esponente di opposizione all’interno della maggioranza di cui faceva parte – lo so, è un ossimoro, ma questa era la realtà di quella fase politica – passò alla storia minore della politica italiana come un Ministro che partecipava alle manifestazioni di piazza contro il Governo di cui, come ovvio, ne faceva parte.
Ora, mi è tornato in mente il simpatico Ferrero ascoltando e registrando le posizioni, per la verità sempre più enigmatiche e difficili da decifrare, del capo dei 5 stelle, Giuseppe Conte. Dunque, se ho ben capito, questo signore da quando ha assunto le redini del partito di Grillo declina una politica che puntualmente finisce per attaccare il Governo di cui fa parte. Certo, si tratta di posizioni difficili da comprendere perchè, in assenza di una cultura politica di riferimento, l’unica bussola che orienta i singoli comportamenti politici continua ad essere il trasformismo politico e l’opportunismo parlamentare.
Ma tant’è. L’ultimo elemento di questa gestione pendolare ed ondulatoria – siamo in maggioranza ma ci comportiamo come se fossimo all’opposizione – arriva dopo l’elezione dell’ottima Stefania Craxi alla Presidenza della Commissione Esteri del Senato al posto di un esponente dei 5 stelle. Un risultato non del tutto inatteso anche alla luce della strategia politica dei 5 stelle in materia di politica estera. Mentre Di Maio, altro fulgido esempio di coerenza politica e parlamentare, è saldamente al governo su posizioni decisamente filo atlantiste e occidentali, il vertice del partito – almeno così pare, seppur a giorni alterni – coltiva altri obiettivi e sposa altre posizioni decisamente diverse ed alternative. A cominciare, proprio e soprattutto, dai risvolti della guerra russo/ucraina.
Mi rendo conto che fare opposizione all’interno della maggioranza è sempre un esercizio difficile, complicato, articolato e complesso. E che, oltretutto, trasmette un messaggio di confusione e di caos che contribuisce ulteriormente ad allontanare i cittadini dalle istituzioni e, di conseguenza, anche dalla politica e dai partiti. Certo, il ruolo e la funzione dei 5 stelle è sempre in divenire, in continua evoluzione e cambiamento. Diventa francamente complicato capire quale possa essere il futuro e la prospettiva di un partito autenticamente e strutturalmente populista nella cittadella politica italiana. Anche perchè quando l’unico riferimento certo è la prassi trasformista, il cambiamento della strategia politica è continuo e quasi scientifico. Ovvero, non c’è mai un punto fermo, al di là della propaganda e delle chiacchiere funzionali ai pastoni dei vari notiziari televisivi.
Ho ricordato solo alcuni esempi per dire che fare la “minoranza all’interno della maggioranza” di cui si fa parte non è affatto una novità nella storia politica e democratica del nostro paese. Semmai, quello che va rilevato è che, purtroppo, persiste un malcostume difficilmente rimuovibile e che continua a caratterizzare pezzi del sistema politico del nostro paese. La speranza è che, prima o poi, ritorni un confronto fisiologico e naturale tra la maggioranza e l’opposizione. Ma, come tutti sappiamo, questo può tornare solo se ritorna anche la politica. Perchè sin quando prevalgono il populismo, il trasformismo e l’opportunismo, non ci può essere che “il nulla della politica”, come denunciava in tempi non sospetti l’indimenticabile Mino Martinazzoli.