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giovedì, 16 Ottobre, 2025
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La morte di Pamela Genini, questo tragico post-patriarcato

Un altro femminicidio, e la domanda senza risposta sul perché l’emancipazione femminile continui a generare tanta rabbia e violenza maschile.

L’ennesimo femminicidio: Pamela Genini, 29 anni, uccisa a coltellate a Milano, in via Iglesias, in casa, dall’uomo che stava provando ad allontanare.

Così mi sono ricordato di un aneddoto: Norberto Bobbio conversava amabilmente con Salvatore Veca in macchina. A un certo punto i due toccano una questione assai delicata e controversa: cos’è davvero il progresso? Come rispondere al relativizzarsi di tale concetto?

Eppure entrambi non hanno dubbi: la condizione femminile è l’unico vero, indiscutibile indice del livello di civiltà. Dinanzi alle violenze sulle donne, pesanti o subliminali che siano, non vi è relativismo che tenga.

Il patriarcato che reagisce

In questa parte del mondo assistiamo da decenni all’incrinarsi del tradizionale patriarcato, con le conseguenti reazioni rabbiose di tanti, troppi maschi, delle più diverse età e condizioni.

Uomini incapaci di relazionarsi con l’altra, con le altre, pronti solo a sopraffare, molestare, insultare, ferire, uccidere. Maschi in preda a un’arroganza incontenibile, resi come belve da irrazionali e insensati vissuti di “lesa maestà”.

Inclini a considerare “normale” la prepotenza, vinti dalla propria impossibilità ad accogliere e a scorgere nell’emancipazione e nella liberazione femminile un’occasione di crescita.

Educare all’affettività, arte dell’incontro

E che dire della confusione fra amore e senso del possesso? Una delle peggiori mistificazioni che il genere umano conosca.

L’amore è passione per l’altro, per il diverso, è voglia di conoscerlo ed esplorarne ogni sfumatura e ogni più recondito angolo. E il desiderio forma un binomio inscindibile con la libertà: non è concepibile senza di essa.

Educare davvero all’affettività dovrebbe voler dire apprendere e vivere l’arte dell’incontro. È l’incontro che dà senso alle nostre vite, ed esso comprende i “sì” e i “no”. Comprende anche il conflitto, da coniugare sempre, proprio sempre, però, con il rispetto.