Occorre avere coraggio – ed è giunto anche il momento – per scomporre e ricomporre il quadro politico italiano di fronte ad un “bipolarismo selvaggio” che ormai regge solo ed esclusivamente attorno al tentativo di affastellare due cartelli elettorali che contengono al proprio interno prospettive politiche diverse e, addirittura, opzioni programmatiche alternative.
Ho assistito martedì sera a Torino alla presentazione dell’ultimo libro di Matteo Renzi, “Il mostro”. Una serata piacevole e anche abbastanza partecipata dove sono emersi spunti politici di rilievo e significativi in vista, soprattutto, del futuro quadro politico ed istituzionale che si sta aprendo nel nostro paese.
Ora, al di là della lunga riflessione alle vicende personali – e giudiziarie – che hanno coinvolto il leader di Italia Viva e la sua famiglia nei mesi e negli anni scorsi a cui l’autore ha dedicato buona parte della sua presentazione e di cui il libro contiene alcuni capitoli, quello su cui vale la pensa soffermarsi è la parte che Renzi dedica alla prospettiva politica e al futuro della cultura e della prassi riformista nel nostro paese. E, su questo versante, al netto delle modalità concrete della trasmissione del suo messaggio – sempre molto personalizzato e anche simpaticamente spettacolare – la novità è quella di dar vita ad un polo autenticamente riformista e democratico alternativo tanto al populismo quanto al sovranismo. Una proposta, questa, che merita rispetto e che incrocia la proposta di altri partiti e movimenti politici che sono e restano estranei al populismo grillino da un lato, benedetto ed apprezzato dal nuovo corso del Partito democratico, e al sovranismo di marca leghista dall’altro.
Un progetto che, adesso, deve tradursi però in una iniziativa politica concreta non solo per il bene dei partiti e dei movimenti protagonisti di questa scommessa ma anche, e soprattutto, per la qualità della nostra democrazia, l’efficacia dell’azione di governo e la stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche. Ma Renzi ha aggiunto un particolare non indifferente su questo versante. E cioè, non intende essere il leader indiscusso – o, peggio ancora, il “capo” – di questa nuova e futura formazione politica. O meglio, di questa futura “federazione”, per dirla con Clemente Mastella, segretario nazionale di “Noi Di Centro”. “Voglio giocare a centrocampo e non più nel ruolo di centravanti”, ha detto Renzi parlando di questa formazione politica che deve riunificare tutti coloro, lo ripeto, che non si riconoscono nella deriva populista o sovranista. E, ha aggiunto, senza porre pregiudiziali di sorta nei confronti di chicchessia.
Questa, credo, è la vera sfida e la vera scommessa politica dei prossimi mesi. È inutile girare attorno all’ostacolo. Occorre avere coraggio ed è giunto anche il momento per scomporre e ricomporre il quadro politico italiano di fronte ad un “bipolarismo selvaggio” che ormai regge solo ed esclusivamente attorno al tentativo di affastellare due cartelli elettorali che contengono al proprio interno prospettive politiche diverse e, addirittura, opzioni programmatiche alternative. È di tutta evidenza che si tratta di un quadro in rapida evoluzione e la determinazione di Renzi, come di altri leader del campo del futuro Centro, sarà decisiva ai fini di rafforzare un progetto e un campo politico ad oggi sostanzialmente inesistente.
Un Centro, cioè, che sia in grado di declinare realisticamente una “politica di centro” funzionale all’obiettivo di perseguire una ricetta riformista, democratica e di impianto costituzionale rendendo la politica, finalmente, protagonista contro la tentazione populista e la degenerazione sovranista. Insomma, ci troviamo di fronte, almeno così pare, ad un “nuovo Renzi” che intende partecipare attivamente e costruttivamente alla costruzione di una stagione politica in vista delle prossime elezioni generali del 2023. E della cosa non possiamo che rallegrarci.