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sabato, Marzo 15, 2025
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La novità del Centro nella evoluzione del sistema politico italiano

È possibile costruire qualcosa di nuovo se si consolida un soggetto in grado di declinare le ragioni di un Centro socialmente avanzato e con una schietta e definita cultura di governo.

Stanno emergendo in modo sempre più chiaro ed evidente alcuni tasselli politici. Chiari ed inequivocabili. Elementi che, al di là delle legittime e diverse opinioni, quasi si impongono per la loro oggettività nella geografia politica del nostro paese.

E, andando con ordine, si possono riassumere con alcuni punti essenziali. Innanzitutto è fallito definitivamente ed irreversibilmente il tentativo del cosiddetto ‘terzo polo’ centrista. Con esso è tramontata anche la credibilità politica dei rispettivi capi dei due piccoli partiti personali che lo avevano cavalcato, gestito e governato, cioè Renzi e Calenda. E sorvoliamo sulle ragioni che hanno portato a questo fallimento politico ed elettorale perchè è persin troppo noto per essere ancora ulteriormente descritto ed approfondito.

In secondo luogo il futuro “Fronte popolare” della Schlein, di Conte e del trio Fratoianni/Bonelli/Salis è politicamente, culturalmente e programmaticamente alternativo rispetto a tutto ciò che è anche solo lontanamente riconducibile al Centro e alla ‘politica di centro”. Si tratta, molto più semplicemente, di una riedizione – con una versione aggiornata e rivista – della “gioiosa macchina da guerra” di occhettiana memoria che è di totale appannaggio della sinistra post ed ex comunista. I ‘partiti contadini’ che saranno ammessi nella coalizione frontista – tipo quello di Renzi semprechè non confluiscano già nel Pd nei prossimi mesi per ragioni oggettive – sono solo comparse e sigle meramente aggiuntive e politicamente del tutto ininfluenti.

In terzo luogo è possibile ricostruire, oggi, uno spazio di centro, seppur nell’ambito di una democrazia bipolare e dell’alternanza, se si consolida un soggetto/luogo/partito politico che sia in grado di declinare sino in fondo un Centro riformista, democratico, plurale, socialmente avanzato e con una schietta e definita cultura di governo. Un luogo, cioè, che non può ridursi a mera comparsa per pietire qualche seggio parlamentare all’azionista di maggioranza della coalizione per sè e i “propri cari”, per citare una celebre espressione di Giulio Andreotti.

E, in ultimo, questo luogo politico – da affinare, ricostruire e rilanciare – non può che partire da Forza Italia e da ciò che concretamente può rappresentare nella cittadella politica italiana contemporanea. E quindi, e di conseguenza, un partito autenticamente democratico al suo interno; un partito che declina sino in fondo una cultura politica centrista, riformista e di governo e, in ultimo, un partito plurale che esalta tutti gli apporti culturali e politici riconducibili all’universo centrista del nostro paese.

Insomma, un luogo politico che in questi ultimi anni si è politicamente, e misteriosamente, inabissato e che adesso invece deve essere riscoperto e rilanciato. E questo non per il bene di un partito o di uno schieramento ma, semmai, per rafforzare la stessa qualità della democrazia italiana, nonchè dell’efficacia dell’azione di governo.