La nuova Russia volta le spalle all’Occidente

L’ideologia cinquecentesca di “Mosca-Terza Roma”, la principale definizione della missione della Russia nella storia, si basa sull’eliminazione delle due Rome precedenti, con l’assunto che “una Quarta non ci sarà”.

Con la guerra della Russia in Ucraina siamo entrati nell’era della de-trazione o de-clinazione, in quanto la de-finizione dell’identità dei popoli e delle nazioni sembra di-pendere dal prefisso, più che dal contenuto. La Russia si è sentita in dovere di di-fendere l’Ucraina assalita dalla de-gradazione occidentale, per raggiungere la sua de-militarizzazione e de-nazificazione; in tutta risposta, l’Ucraina sente ora il bisogno della de-russificazione e de-colonizzazione, indicando in questo la strada agli altri popoli ex-sovietici, già da 30 anni impegnati appunto nella de-sovietizzazione dei loro Paesi.

La negazione e la presa di distanza dal “nemico”, dall’estraneo o “traditore”, è la via maestra per affermare la propria “ortodossia” spirituale, morale, politica ed economica. Il termine più dogmatico e risolutivo di questo dramma dell’identità negata per la Russia è ormai la de-occidentalizzazione, annunciata con il neologismo della de-westernizatsija. La propaganda russa, soprattutto in questi giorni di preparazione alla Pasqua di liberazione e alla Vittoria di de-nazificazione, insiste sul concetto che “la Russia non ha mai fatto parte dell’Occidente”, una realtà demoniaca e russofobica, che cerca di imporre al mondo un dominio globale che staglia la sua ombra su tutti i continenti, facendo brillare sempre più la luce della Santa Eurasia.

La de-occidentalizzazione o “purificazione dall’influsso occidentale” è il vero contenuto delle leggi contro gli “agenti stranieri”, gli inoagenty che non possono essere altro che occidentali, in quanto gli influssi della Cina, dell’India o della Turchia sono invece da considerarsi “amichevoli”. Per questo i russi fanno pressioni sulla Georgia, sul Kirghizistan e su tutti i territori ancora poco de-colonizzati per far approvare leggi analoghe, anche a costo di provocare rivolte di piazza come sta avvenendo in questi giorni per le vie di Tbilisi. La “svolta verso Oriente” non è specificamente “pro” Oriente, ma è principalmente “anti” e “de” Occidente. I sociologi filo-putiniani affermano che “più della metà dei russi non vede alcuna utilità nella civilizzazione e nella cultura occidentale, in quanto è sempre stata estranea alla Russia e ha un carattere distruttivo”, come riportato dalla rubrica Signal di Meduza.

Tali affermazioni del resto non sono una novità per la Russia, anzi attraversano tutta la sua storia e le oscillazioni della sua autocoscienza. Nell’Ottocento, dopo la grande vittoria su Napoleone e la sua Grande Armée dell’intera Europa occidentale, si è sviluppato in Russia per decenni un grande dibattito tra “slavofili” e “occidentalisti”: i primi ritenevano che la Russia avesse una propria “idea” da esprimere nel mondo, i secondi che non ci fosse nei russi nulla di originale, e tutto era dovuto alle culture provenienti dall’Occidente. La storia in effetti ha dato ragione ai secondi, imponendo nel Novecento un sistema pensato dagli occidentali, quello del comunismo marxista, pur reinterpretato come “leninismo” e “stalinismo”, le varianti russe del “socialismo reale” imposto al mondo intero.

Il dibattito ottocentesco era a sua volta frutto della precedente occidentalizzazione dell’Impero di San Pietroburgo, voluta da Pietro il grande per fare della Russia una “finestra sull’Europa”, e conclusa da Caterina la grande come spartizione dell’Europa orientale insieme ad Austria e Prussia, con la de-portazione di massa dei polacchi nei territori siberiani. Lo stesso Pietro aveva voluto disfarsi degli eccessi di torbidi conflitti interni generati dalle scorribande nei territori “ucraini” di confine, ma anche dal fanatismo degli ortodossi “vecchio-credenti” che non volevano accettare la superiorità nei riti e nelle devozioni da parte dei greci, anch’essi da considerare “agenti stranieri” occidentali. Il Battesimo bizantino, che ha dato origine alla storia antica della Rus’, è in effetti l’importazione dall’Occidente di una tradizione che viene considerata del “cristianesimo orientale” rispetto a quello latino occidentale, a riprova che l’identità non corrisponde alla realtà neppure geografica, quando serve un de- per affermarla. La stessa ideologia cinquecentesca di “Mosca-Terza Roma”, la principale definizione della missione della Russia nella storia, si basa sull’eliminazione delle due Rome precedenti, e la profezia si conclude precisando che “una Quarta non ci sarà”.

 

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