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lunedì, 20 Ottobre, 2025
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La politica e il peso delle parole

Nel linguaggio politico si è smarrito il senso del limite. Gli insulti sostituiscono gli argomenti e il confronto degenera in una recita senza rispetto. Le parole diventano armi, non strumenti di dialogo.

Gli avversari in politica non se le mandano a dire ma in prima persona esprimono oggigiorno il proprio pensiero con un’enfasi raramente appropriata. Si ricorre ad espressioni non proprio da enfant prodige, educando gli elettori ad una rissosità che non fa bene alla salute. Più che stemperare il clima del confronto, si temperano le matite con punta acuminata per dare stilettate alla parte opposta che ribatte più o meno similmente. Il sospetto è nel desiderio di occupare ogni giorno il campo della prima pagina senza lasciare spazio a storie diverse. 

Gli allarmi della Schlein e la risposta della Meloni

La Schlein ha proclamato al mondo che libertà e democrazia sono a rischio con la destra al governo. Lo ha detto al Congresso del Partito dei Socialisti europei, forse perché tutti sappiano guardarsi dall’Italia dei questi giorni. Appena prima, la Meloni aveva commentato come l’opposizione in Italia sia peggiore dei terroristi di Hamas. Nel batti e ribatti la Meloni rimprovera la Schlein di screditare con fandonie l’immagine dell’Italia all’estero e di delirare. La Schlein ha sua volta ha replicato chiedendo alla Meloni di dismettere dal ruolo di vittima, una pasionaria ingiustamente oggetto di critiche del prossimo.  È colei che è vinta da un destino crudele e vitto sacrificale per gli Dei e per la politica Si andrà avanti così per nuovi atti in commedia. 

Parole verticali e orizzontali

Del resto, delirare indica uscire dal solco dell’aratro, andare fuori traccia e rovinare il lavoro per una buona semina. Siamo di fronte ad un incrocio di parole verticali e orizzontali che portano a definire vocaboli non proprio di pace, di quando è impossibile metterci una buona parola e riportare tutto in un ordine accettabile. 

La parola d’ordine è quella di mordersi senza lasciare la presa, le parole si accapiglino incrociando guantoni, consonanti e vocali fino a stendere a terra il nemico. La gente di Livorno direbbe che siamo di fronte a due donnine di cianca allegra, un modo per dire della loro esuberante vivacità.

Landini e la Salis non si risparmiano

Anche il buon Landini non si è armato di piumino, dando politicamente della “cortigiana” alla Meloni che non ha apprezzato di essere definita alla stregua di una prostituta. Le parole sono importanti. Landini avrebbe potuto tacciare la Meloni di “sudditanza” verso Trump, l’accusa sarebbe rimasta inalterata ma l’espressione non avrebbe dato luogo ad altre squallide interpretazioni.

Per altro verso anche la Salis non ci è andata leggera. La strage a Castel d’Azzano, che ha portato alla uccisione di tre carabinieri per vendetta ad uno sgombero di una casa, ha fatto dire alla eurodeputata di AVS che c’è, di fondo alla tragedia, una responsabilità politica del capitalismo nel non garantire il diritto fondamentale alla casa, quasi facendo passare in secondo piano i delinquenti che hanno compiuto quella strage.  

È un modo tipico di buttarla in caciara, rimandando al “sistema” le colpe, sempre rilanciando verso un indistinto livello più alto per non puntare il dito sui responsabili di certe morti. Siamo di fronte, come minimo, ad una scelta di tempi di un commento del tutto sbagliata. Non era quella l’occasione di parlare di un disagio sociale che certamente non va trascurato e a cui bisogna porre mano.

C’è un libro di cui andrebbe considerato almeno il titolo, “Il peso delle parole” di Pascal Mercier, che tornerebbe utile prima di dare sfogo ai propri impeti d’animo. A volte possono valere maggiormente quelle che non si dicono e che sarebbero ancor più apprezzate.