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lunedì, 29 Settembre, 2025
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La politica estera e la serietà delle coalizioni

In un mondo attraversato da guerre e tensioni globali, le alleanze non possono più fondarsi su opportunismi o tatticismi. La coerenza del progetto politico è la vera cartina di tornasole.

Credo che sulla politica estera, d’ora in poi, non si può più scherzare. Detto con altre parole, non ci si può più permettere il lusso di costruire alleanze dove la politica estera è solo ed esclusivamente una variabile indipendente rispetto alla costruzione del progetto complessivo della coalizione stessa. Soprattutto in una fase storica caratterizzata da conflitti veri, minacce di altre guerre e contrapposizioni frontali tra le superpotenze e i rispettivi sistemi politici.

La domanda centrale

Ora, l’unica domanda a cui nel nostro paese, e anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, occorrerà dare una risposta politica chiara ed inequivocabile è la seguente. Ovvero, si devono costruire alleanze e coalizioni che hanno quasi l’unico ed esclusivo obiettivo di annientare e distruggere l’avversario/nemico oppure, e al contrario, dare la priorità alla coerenza e alla serietà di un programma politico e di governo? Questa era, e resta, la domanda centrale a cui prima o poi tutte le forze politiche sono chiamate a dare una risposta precisa e non dettata solo e soltanto dall’opportunismo e dal tatticismo dilagante. E questo, e a maggior ragione, registrando proprio le svariate posizioni che i partiti e le rispettive coalizioni manifestano concretamente su questo versante.

Le contraddizioni delle coalizioni

Sul fronte dell’attuale maggioranza di governo la politica estera viene, e per fortuna, progettata e guidata dalla Presidente del Consiglio e dal Ministro degli Esteri. Ma, al contempo, non possiamo dimenticare la presenza in questa alleanza di un partito dichiaratamente anti europeista e filo russo come la Lega di Salvini.

Sul versante del cosiddetto ‘campo largo’, e com’è evidente a tutti quelli che non sono accecati da pregiudizi politici ed ideologici, è sufficientemente chiaro che il collante che tiene unito quel cartello elettorale è solo ed esclusivamente il radicale antagonismo nei confronti del centro destra. Con tanti saluti, come ovvio e persin plateale, di tutto ciò che può rappresentare uno straccio di coerenza politica e programmatica. E proprio il campo della politica estera è il terreno dove si possono misurare le diversità politiche e strategiche abissali. E non è neanche il caso di registrare le ormai svariate e croniche spaccature sulle varie mozioni – tutte rigorosamente diverse ed alternative le une dalle altre – ogniqualvolta si vota qualche provvedimento su questi temi nel Parlamento nazionale o in quello europeo.

La cartina di tornasole

Ecco perché proprio la politica estera è destinata a diventare la vera cartina di tornasole della stessa credibilità, nonché della coerenza, della politica italiana. Delle due l’una. O prevale la logica del solo pallottoliere a scapito di qualsiasi coerenza e della stessa governabilità oppure, e al contrario, saranno la coerenza e la trasparenza del progetto politico ad avere il sopravvento.

Purtroppo la stagione dove c’era un partito, la Dc, che aveva un chiaro e coerente progetto di politica estera è definitivamente alle nostre spalle. Tocca ai nuovi protagonisti, oggi, dimostrare concretamente che la coerenza di una proposta in materia di politica estera è ancora una strada praticabile. Sempreché la politica non si riduca ad essere solo e soltanto opportunismo, trasformismo e cinismo.