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domenica, Marzo 16, 2025
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La politica estera obbliga a ricostruire l’alleanza della forze di centro

Serve un punto di equilibrio. Com’è pensabile continuare a governare o, peggio ancora, aspirare a governare con partiti populisti, demagogici ed anti politici come la Lega di Salvini o i 5 Stelle di Conte?

Gabriele De Rosa, nel 1994, la chiamava “transizione infinita”. Guido Bodrato, alcuni anni fa, diceva che “la politica è una continua transazione”. Due concetti chiari ed inoppugnabili a conferma che le società democratiche sono in continua evoluzione e pensare che gli equilibri politici, sociali e culturali siano definiti e certificati una volta per sempre è una prerogativa che appartiene solo ai regimi dittatoriali, tirannici, illiberali e dispotici. E chi crede, appunto, nei principi e nei valori della democrazia, sa che la continua evoluzione della società comporta risposte sempre nuove e adeguate ai tempi. La sfida della politica è proprio quella di saper leggere concretamente ciò che si muove nella società cercando, appunto, di dare risposte realisticamente praticabili e percorribili. Perché la buona politica, di norma, non determina gli avvenimenti ma sa leggerli e, soprattutto, interpretarli. 

Ora, e per venire all’oggi, c’è una domanda che si può già intravedere all’orizzonte soprattutto in un contesto di profondo cambiamento del quadro geopolitico mondiale. Un cambiamento profondo e radicale che, inesorabilmente, sarà destinato a mettere in discussione anche i tradizionali equilibri politici nazionali. E parlo dell’attuale centro destra contrapposto ad un virtuale e sempre più evanescente centro sinistra. Ma, senza addentrarsi nelle contraddizioni e nei volgari e trasformistici distinguo all’interno dei rispettivi campi politici, è indubbio che si impone sempre di più la necessità della presenza di un luogo politico – prima ancora che di un partito – che sappia porsi come elemento rassicurante, di governo e autenticamente democratico e riformista nello scacchiere politico nazionale. Un luogo che banalmente potremmo definire di ‘centro’ ma che, in termini più sistemici, sarà destinato ad essere il vero garante politico per evitare sbandamenti, avventurismi ed incognite di ogni sorta. 

Del resto, com’è pensabile continuare a governare o, peggio ancora, aspirare a governare con partiti populisti, demagogici ed anti politici come la Lega di Salvini o i 5 Stelle di Conte? Si tratta di partiti e di capi partito che esulano da qualsiasi cultura politica e, come tutti i soggetti populisti, individuano nel trasformismo e nell’opportunismo l’unica stella polare a cui aggrapparsi. E lo stesso criterio si potrebbe allargare ai partiti radicali ed estremisti che, anche se accompagnati da una cultura politica di riferimento, non sono certamente i più titolati a garantire e a coltivare una vera e credibile cultura di governo.

Di conseguenza, e per uscire dalle contingenze politiche del momento, è comunque sufficientemente chiaro che un luogo centrista, riformista, democratico e di governo all’orizzonte si staglia. A maggior ragione in una fase storica che richiede coerenza anche e soprattutto sulla politica estera. Insomma, paradossalmente e seppur mutatis mutandis, ritorniamo ad una stagione dove si impone la necessità di un partito che offra serie garanzie a livello europeo ed internazionale. Un partito/luogo politico che superi i soggetti personali ed autoreferenziali – penso, nello specifico, alle esperienze personali di Renzi e di Calenda – e che riesca a ricomporre i partiti o gli spezzoni autenticamente centristi e riformisti che attualmente affollano la cittadella politica italiana. E propria la coerenza sulla politica estera sarà la rotta principale, se non addirittura decisiva, per il nuovo assetto politico. Come, del resto, era già avvenuto per quasi 50 anni con la Democrazia Cristiana.

Ecco perché, anche se oggi pare ancora una chimera, le dinamiche che caratterizzeranno d’ora in poi la politica italiana saranno molto più veloci del previsto. E le cosiddette coalizioni in campo ormai sempre più disomogenee, fragili ed incoerenti al proprio interno, non potranno che cedere il passo ad un nuovo assetto politico. Più coerente, più trasparente e, soprattutto, più credibile agli occhi della pubblica opinione nazionale e nei confronti degli alleati europei ed internazionali.