Abbiamo votato il taglio dei parlamentari. Sarei ipocrita se dicessi che ne sono felice, perché quando si incide così profondamente sulla  democrazia rappresentativa è doloroso per chi, come me, ha un rispetto profondo per le Istituzioni.

E anche perché il Pd aveva finora votato contro.

E sono sincera: se non fosse arrivato un documento condiviso della maggioranza, che garantisce, nel prosieguo della legislatura, la realizzazione dei pesi e contrappesi di questa riduzione, soprattutto la modifica della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari, oggi in tanti non avremmo votato.

Stantibus sic rebus, alcune regioni resterebbero infatti senza rappresentanza parlamentare e il deficit di rappresentanza tra eletti ed elettori sarebbe il più alto in Europa.

Se questo taglio serve forse a risparmiare i costi della politica (un risparmio di circa 60 milioni di euro a fronte di una enorme spesa pubblica!), sia chiaro che la democrazia non può intendersi solo come un costo.

Al contrario, la democrazia si fa di tutto per potenziarla e efficientarla.

Se le cose verranno fatte bene e secondo gli accordi politici, avremo l’occasione di snellire la democrazia parlamentare con l’auspicio, forte, che a un minor numero di parlamentari consegua una selezione più rigorosa degli stessi da parte dei partiti, che finalmente sentiranno la responsabilità di mandare a rappresentare le nostre Istituzioni il “meglio” che hanno a disposizione, dal punto di vista delle competenze, della serietà e della rappresentatività territoriale.

Troppo ottimista? Forse. Ma se non fossi così, non farei politica come sono abituata a fare.

P.S. Detto questo, c’è da chiedersi perché illustri giornalisti ed opinione pubblica si accorgano solo ora, a cose quasi fatte, dell’”anomalia” del taglio dei parlamentari…Ma questa è unaltra storia. La solita…