9.8 C
Roma
mercoledì, Febbraio 12, 2025
Home GiornaleLa politica oggi e la dubbia strategia del turpiloquio

La politica oggi e la dubbia strategia del turpiloquio

In tempi di riforme istituzionali c'è bisogno di comunione tra maggioranza e opposizione, non di un lessico colorito. De Gasperi e Togliatti stanno scalciando per protesta per essere stati dimenticati fino all'impossibile.

Queste elezioni europee si stanno consumando senza ancora avere inciso nella coscienza degli elettori. I temi di cui si dibatte sono per la maggior parte in chiave interna. In modalità povertà, si criticano sistematicamente gli avversari ma poche scarse parole su ciò che sarebbe da fare in Europa. Comunque sia, Salvini si è sbracciato per un condono delle piccole irregolarità che sono nella maggior parte delle case degli italiani. Ci ha aggiunto anche l’assoluto divieto all’uso di armi in territorio russo ed il gioco è fatto, chiudendo infine con la proposta di una rispolverata al servizio militare da anni messo all’angolo. La Schlein parla di sanità e di libertà. Conte si dice contro la guerra, ma senza uno straccio di idea su come porvi fine. Infine la Meloni, a cui non mancano intuito e furbizia, ha trovato come suscitare l’attenzione del popolo elettorale. Deve essersi ricordata di una regola edificante, quella del “vuoto per pieno” in base alla quale si misura il volume di un solido circoscritto alla parte che si vuole stimare non curando il vuoto presente in esso. In questo modo, la carenza di idee perde di valore perché si ipotizza in ogni caso per acclarata una densità di progetti, pur non vedendosene l’ombra. 

La Meloni fa qualcosa di più ancora. Sa leggere la realtà e scatena la guerra del dileggio che è qualcosa di più della derisione, è piuttosto un andare, secondo alcuni, fuori dalla legge. Se mi insulti, ti rispondo per le rime e ti rimetto a posto. Se l’è presa con De Luca che ci sarebbe andato con la mano pesante contro di lei. La nostra Premier in occasione di un evento in quel di Caivano si sarebbe presentata dicendogli “Sono quella stronza della Meloni”. Ha omesso di premettere la parola “Piacere” forse perché sa che il galateo attribuisce ai cafoni un uso di tal genere. Il giorno seguente De Luca, forse preso in contropiede, ha preso atto che la Meloni ha “dichiarato la sua nuova e vera identità e che noi non possiamo che concordare”. 

Siamo ben oltre l’incidente diplomatico, siamo in presenza di un epiteto che è un porre sopra a qualcosa di già esistente e che qualifica in termini identitari una persona o una cosa. Siamo in un campo diverso dall’ingiuria perché nessuno dei personaggi crede di essere ingiusto ma nella perfetta ragione. Ciò che è certo che ancora una volta si è distratta l’opinione pubblica sviandola dalla sostanza a cui si dovrebbe invece badare. Per non sbagliare, nel comizio a Piazza del Popolo gli esperti della comunicazione della Giorgia nazionale hanno messo in amplificazione la replica delle parole rivolta l’indirizzo del Governatore della Campania. Avranno considerato qualche vantaggio in punti percentuali ma forse trascurato che astenersi dal voto sta diventando una tentazione irresistibile. 

In tempi di riforme istituzionali c’è bisogno di comunione tra maggioranza e opposizione e non di rimarcare fratture con tanto di lessico colorito. De Gasperi e Togliatti in Paradiso stanno scalciando per protesta per essere stati dimenticati fino all’impossibile. Loro non avevano da coprire mancanza di contenuti e di progetti per un Europa a dir poco in fiamme e su cui molto si sarebbe dovuto dire. La Meloni lo sa perfettamente ed ha tirato anche una ulteriore stoccata, prendendosela con il Presidente dei vescovi italiani, Matteo Zuppi perché avrebbe invitato sostanzialmente alla prudenza quando si mette mano al cambiamento delle regole istituzionali. Il Matteo del Vangelo prima di essere un discepolo era un esattore delle tasse, abituato alla precisione ed a fare i conti. Sarà per questo che è stato rintuzzato da Giorgia che ha fretta di andare alla meta senza troppe sottigliezze. Prevale strategicamente il desiderio di essere calamita di ogni pensiero della platea elettorale che dovrà concentrarsi su tutto ma non sul deficit politico di ogni partito. Sta facendo uno sforzo enorme per nascondere sotto il tappeto la pochezza delle forze in campo ed ha come unica via quella di toni aspri che catturino un elettorato fino al giorno del voto. Defungere è un portare a termine un qualcosa. La politica, non solo in Italia, ci è quasi riuscita.