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lunedì, 1 Dicembre, 2025
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La sinistra e le tante, troppe, Albanese

La sinistra italiana continua a tollerare – e talvolta a legittimare – posizioni radicali e antisistema. Silenzio sulle derive più gravi: segnale di consenso implicito o debolezza culturale.

Il silenzio che assolve

C’è poco da fare. I deliri e le riflessioni, sempre più agghiaccianti, delle Francesca Albanese di turno, non riescono a scuotere la sinistra. Seppur nelle sue multiformi espressioni. L’ultima occasione sono, appunto, le agghiaccianti parole dopo l’irruzione squadristica dei cosiddetti “fascisti rossi” alla redazione de la Stampa di Torino. Nessun commento ufficiale. Nessunissima presa di distanza, salvo singoli esponenti del Pd che blandamente hanno detto che non sono parole da condividere. Dai piani alti del cosiddetto ‘campo largo’ silenzio tombale. Un tempo si diceva ”chi tace acconsente”. Nel caso specifico, è abbastanza facile dedurre che si tratta di una sostanziale condivisione politica e culturale. Non soltanto da parte del partito espressione dei “centri sociali” sparsi in tutta Italia, e cioè il partito guidato dal trio Fratoianni/Bonelli/Salis. A Torino c’è, forse, quello più famoso e protagonista dell’irruzione nella redazione del giornale degli Agnelli, cioè Askatasuna. Ma anche da parte del Pd della Schlein e del partito populista per eccellenza, cioè i 5 stelle di Conte, nessuna presa di distanza dalle deliranti affermazioni delle mille Albanese che scorrazzano in tutta Italia e che ogni settimana sono benedette dai talk de La 7 dei vari Gruber, Formigli, Floris e Gramellini.

Certo, un segmento elettorale applaude

Ora, senza farla lunga, credo sia abbastanza evidente sottolineare che c’è un segmento consistente di elettorato italiano che condivide le posizioni espresse dalle mille Albanese e che si riconosce nel progetto politico dell’alleanza di sinistra e progressista. Ed è anche inutile, del resto, pretendere prese di posizione ufficiali da parte dei vertici dei partiti di sinistra o, peggio ancora, attendere dissociazioni politiche pubbliche. Non le fanno perchè, semplicemente, non le possono fare.

La politica estera, la collocazione geopolitica, il riformismo possibile

Ed è per queste ragioni che quando parliamo di sinistra radicale, massimalista, ideologica ed estremista non si fa un processo alle intenzioni. Al contrario, si prende atto che sul capitolo decisivo della politica estera, della collocazione del nostro paese nello scacchiere geopolitico internazionale e, in ultimo, della cifra riformista e di governo di questa coalizione, i passi da fare sono ancora tanti. Anzi tantissimi. Anche perchè, sin quando le affermazioni, le riflessioni e le posizioni delle mille Albanese dettano l’agenda politica e programmatica al ‘campo largo’, non possiamo francamente aspettarci un profilo politico autenticamente democratico, riformista e di governo. E questo al di là e al di fuori della propaganda e delle parole d’ordine dei capi dei vari partiti di questo raggruppamento.