Dopo due settimane di serrata totale, oltrepassato il picco dell’epidemia, dal 13 aprile la Spagna prova a ripartire riaprendo alcune attività “non essenziali”.

A riaprire, seppur con rigide misure di igiene e sicurezza, sono settori come l’edilizia, l’industria e alcuni uffici. Restano chiusi per il momento scuole, cinema e teatri, ristoranti e bar.

La parziale ripartenza è stata voluta dal governo guidato da Pedro Sanchez, ma è stata contestata da molti operatori sanitari e da alcune forze politiche e amministrazioni territoriali, come ad esempio la Catalogna.
La riapertura prevede misure stringenti nei posti di lavoro come distanziamento, uso di disinfettanti e mascherine. Nelle strade sono stati attivati controlli speciali e sui mezzi pubblici vengono distribuite gratuitamente 10 milioni di mascherine per chi non può andare al lavoro con mezzi privati.

Anche se Sanchez ha chiarito che “non siamo entrati nella fase 2” post-emergenza e che il “confinamento generale” sarà ancora la regola. La “de-escalation”, ha detto, sarà “progressiva e molto cauta”.