La Voce del Popolo | Grillo: la celebrazione di un fallimento politico.

Il M5S, la creatura politica a cui il comico ha dato vita, ha pensato di fare propri tutti i difetti dei partiti contro cui aveva levato le proprie insegne di sdegno.

C’era qualcosa di particolarmente mesto (uso un eufemismo gentile) nel triste riaffacciarsi di Beppe Grillo l’altra sera in televisione. Un monologo piuttosto ripetitivo, non particolarmente brillante, mai interrotto dal conduttore e condito da considerazioni pseudopolitiche che avrebbero magari meritato un minimo di controcanto. 

Niente di tutto questo. Solo la celebrazione di un fallimento politico privo di quel minimo di autocritica che l’avrebbe reso almeno dignitoso. E forse perfino interessante. Il fatto è che il M5S, la creatura politica a cui il comico ha dato vita a suo tempo, ha pensato di fare propri tutti i difetti dei partiti contro cui aveva levato le proprie insegne di sdegno e di protesta. 

Nessuna democrazia interna, nessuna coerenza di linea e di alleanze, nessuna trasparenza. Ora, di questi tempi non c’è partito che non debba fare i conti con le delusioni che suscita. Ma la politica, che è pur sempre un’arte nobile, avrebbe almeno il dovere di rivisitare se stessa e di fare i conti con i propri errori. Tanto più quando ha lungamente trattato gli errori degli altri con furore giacobino. 

Non che Grillo non sia consapevole di tutto questo. Certe sue ammissioni un po’ paradossali davano l’idea che a questo punto egli fosse perfino d’accordo con i suoi molti censori di oggi. Peccato che quel suo essere d’accordo venisse espresso quasi nella forma di uno sberleffo rivolto a quanti lo avevano votato. A suo modo è stata anche questa una lezione di politica. E cioè di quello che la politica non dovrebbe mai essere.

 

Fonte: La Voce del Popolo – 16 novembre 2023

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]