Il mondo ha perso il suo principio ordinatore. E cioè, gli Stati Uniti d’America. Un Paese che ha fatto i suoi errori e dato luogo a certe sue esagerazioni, certo. Ma che non aveva mai smarrito il senso della sua leadership globale. Né al tempo della guerra fredda né subito dopo. Ora, invece, la presidenza Trump trasforma il primato geopolitico americano in una sorta di happening.
C’è sempre una certa prepotenza, aumentata in dosi massicce. Ma non c’è più quel pensiero globale, quella responsabilità diffusa che induceva gli inquilini della Casa Bianca, quale che fosse il loro partito, a farsi carico di un equilibrio più grande di loro. Così, il paese leader diventa un soggetto politico capriccioso, lunatico e imprevedibile. Ansioso di non assumere nessuna responsabilità. Intento a esercitare la sua guida nei modi più bizzarri. Disattento a ogni eco, a ogni domanda, a ogni sospetto che la sua conduzione degli affari globali ingenera presso altri popoli e altri paesi.
È per questo che ogni crisi può deflagrare. Dato che l’ordine americano, se possiamo chiamarlo così, aveva certe sue arbitrarietà e prepotenze. Ma poi si faceva carico della ricerca (almeno la ricerca) di un equilibrio tra i torti e le ragioni, e tra i mille interessi in conflitto.
Ora, invece, l’America dei nostri giorni viene decifrata scrutando segnali di fumo. Tra i quali non sappiamo più riconoscere il nostro destino.
È paradossale che questa crisi della leadership a stelle e strisce avvenga in presenza del primo Pontefice nato in quel territorio. Paradossale, ma anche forse consolatorio per quanti cercano una luce nel buio di questi giorni.
Fonte: La Voce del Popolo – 19 giugno 2025
Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia.