Il nostro bipolarismo procede zoppicando un po’. Nel senso che le due coalizioni traballano tutte e due quando si parla di Ucraina. E diventano improvvisamente granitiche quando si parla di temi etici (e anche di temi frivoli, a volte). Sulle armi a Kiev le opposizioni votano in ordine sparso, e anche tra le forze di maggioranza si intuiscono differenze. Mentre sulle politiche per le famiglie e sui loro diversi diritti corre tra destra e sinistra una barriera etica che nessuno si sogna di attraversare.
Per non dire dei giudizi sulle trasmissioni televisive dove l’ordine di scuderia regna sovrano. Dovrebbe essere il contrario, secondo i manuali della buona politica. Le coalizioni dovrebbero avere una e una sola idea sulla politica estera, fondamento di ogni alleanza degna del nome.
E viceversa sarebbe più proficuo se si lasciasse un margine più ampio di libertà quando si affrontano temi sensibili che la coscienza delle persone può elaborare in molti modi. Invece, è sui fondamentali che si litiga di più all’interno dei blocchi. Mentre sui temi che un tempo sarebbero stati definiti “sovrastrutturali” si recupera quella coesione che viceversa sarebbe saggio allentare almeno un poco.
Segno che le coalizioni si sono formate in modi piuttosto discutibili. Ma soprattutto che i partiti e i loro leader hanno la consapevolezza di non essere più decisivi come un tempo. E così pensano bene di utilizzare qualche argomento di bandiera per riempire il vuoto di una più ampia strategia di cui si sono perse un poco le tracce.
Fonte: La Voce del Popolo – 23 marzo 2023
[Articolo qui riproposto per gentile concessione del settimanale della Diocesi di Brescia]