Roma: l’Acea difende l’AD Palermo, il Campidoglio vuole fare chiarezza: il caso delle hostess tiene ancora banco.

L’azienda di via Ostiense fa muro contro le accuse rivolte all’amministratore delegato per i suoi presunti atti vessatori ai danni di alcune collaboratrici esterne. Tuttavia in Consiglio comunale si chiede di verificare se sussiste un profilo di violenza di genere.

Nei giorni scorsi Repubblica aveva sollevato il caso dell’Amministratore Delegato di Acea, Fabrizio Palermo, accusato di comportamenti scorretti e vessatori ai danni di alcune hostess in servizio presso l’ex municipalizzata di Roma. Ieri il cda dell’azienda ha confermato piena fiducianei confronti del manager. Nella circostanza ha pure deliberato “di proseguire le verifiche avviate su alcuni contratti di appalto del Gruppo Acea con l’obiettivo di assicurare la piena tutela contrattuale delle lavoratrici, dei lavoratori e del personale intermediato. Infine, si legge nel comunicato stampa diffuso nel pomeriggio, “la società si riserva ogni iniziativa legale per la tutela reputazionale e degli interessi propri e dell’Amministratore Delegato”.

Sta di fatto che l’attenzione sui fatti raccontati da Repubblica  rimane alta. Le commissioni Pari opportunità e Lavori pubblici del Campidoglio hanno inviato una lettera all’azienda di via Ostiense chiedendo la trasmissione dei risultati del primo audit interno. “Vogliamo avere contezza di chi è stato ascoltato su questa vicenda e semmai convocare nelle commissioni i vertici di Acea”, riferisce all’Agenzia Italia  (AGI), il presidente della commissione Lavori pubblici, Antonio Stampete, che insieme alla presidente della commissione Pari opportunità, Michela Cicculli, ha firmato la lettera. Nel frattempo altri consiglieri del gruppo del Pdavevano chiesto di fare luce sulla vicenda. È stato tirato in ballo anche Roberto Gualtieri per non aver espresso solidarietà alle donne. “L’appello al sindaco – chiarisceMichela Cicculli – ha sicuramente molto effetto dal punto di vista della comunicazione, ma ci sono gli organi competenti […] come l’Aula Giulio Cesare e la Commissione Pari opportunità. Insomma, non esiste solo il sindaco”. D’altronde, ha concluso, “vanno prese le giuste misure” poiché “se i fatti raccontati troveranno riscontro […] siamo di fronte a violenze di genere. Dalla narrazione della stampa, qui a denunciare sono solo donne”. 

Nei giorni scorsi era intervenuto il diretto interessato, Fabrizio Palermo, con una lettera inviata a Repubblica in cui venivano rigettate tutte le accuse. “Siamo consapevoli – ha spiegato – che intervenendo su situazioni pregresse con l’intenzione di efficientare l’azienda e rivedere numerosi contratti di appalto al fine di migliorare il servizio e far risparmiare soldi ai contribuenti e ai cittadini romani, si creino sacche di insoddisfazione che possano generare operazioni di discredito e diffamazione”. Il cerchio, insomma, sembra chiudersi: la stampa accende i riflettori, l’azienda interviene, le istituzioni si allertano. In Campidoglio cresce comunque il nervosismo per una storia a dir poco antipatica. Non a caso, dopo aver gettato il sasso, lo stesso Stampete preferisce nascondere la mano: “Siamo molto prudenti. Leggiamo intanto i risultati dell’audit interno e tutte le carte, prima nessuno può esprimersi in merito”. Sì, è vero, ci vuole prudenza, ma non a scapito della chiarezza. E  forse, per l’agitazione che il caso ha prodotto, non tutto è ancora chiarito.