L’amore di Benedetto XVI per Montecassino: aspetti inediti del Papa recentemente scomparso.

Nell’Abbazia benedettina "si fermava spesso a gettare lo sguardo verso la valle sottostante, oppure sul vicino cimitero polacco e il suo ricordo, unito alla preghiera, andava ai caduti di tutte le guerre".

“Le preghiere all’abbazia di Montecassino, Joseph Ratzinger inedito”. È un Benedetto XVI tutto da scoprire quello che sarà al centro del convegno in programma oggi, giovedì 7 settembre, a Castelforte (Latina), dedicato ad un aspetto quasi del tutto sconosciuto al grande pubblico. Vale a dire, lo stretto legame che Joseph Ratzinger ha avuto, sia da cardinale che da Pontefice con Montecassino, dove tante volte si è recato per pregare sulla tomba di S. Benedetto posta ai piedi dell’altare Maggiore della storica abbazia benedettina di Cassino, in provincia di Frosinone.

Incontri pubblici e privati che Benedetto XVI, scomparso la mattina del 31 dicembre scorso all’età di 95 anni, ha tenuto “per respirare la spiritualità benedettina”, nel corso di eventi legati al suo ruolo di cardinale Prefetto della Congregazione della Dottrina delle Fede e di Papa. Ma anche privatamente, lontano dalle attenzioni mediatiche, in forma anonima, come un pellegrino “qualsiasi”. A ricordarlo con un velo di commozione è padre Fabio-Bernardo D’Onorio, l’abate emerito di Montecassino che lo ha accolto durante quelle visite, sia istituzionali che strettamente personali, veri e propri pellegrinaggi che Joseph Ratzinger ha sempre vissuto per trascorrere “con grande passione momenti di preghiere, silenzi e contemplazioni” immerso nella fraternità benedettina che ha sempre amato, al punto da essere “uno dei tratti caratterizzanti del suo Pontificato”.

Al convegno di oggi se ne parla per la prima volta in una tavola rotonda organizzata dall’associazione “Castelforte Produce” presieduta da Giuseppe Ambroselli, presso le terme di Forma di Suio (Castelforte), in piazza Santa Madre Teresa di Calcutta a partire dalle ore 20,45. Relatori, il giornalista Orazio La Rocca, da anni vaticanista di Repubblica e di Famiglia Cristiana, e Luca Caruso, scrittore, segretario della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, l’istituzione della Santa Sede che sovrintende alla tutela delle opere (teologiche, letterarie, spirituali…) e della memoria storico-culturale e pastorale legata al servizio alla Chiesa svolto da Ratzinger da vescovo, cardinale, Pontefice e, soprattutto, nella sua veste di teologo massimo del Ventesimo e Ventunesimo secolo. Condurrà il dibattito, il giornalista Domenico Tibaldi dell’associazione “Castelforte Produce”. Sono previsti interventi delle autorità civili e religiose, di don Cristoforo Adriano, amministratore della parrocchia di S. Maria del Buon Rimedio, e di monsignor Mariano Parisella, vicario del vescovo della diocesi di Gaeta Luigi Vari.

Le rivelazioni dei pellegrinaggi di Joseph Ratzinger all’abbazia di Montecassino saranno l’ideale cornice della presentazione dell’ultimo libro di Orazio La Rocca dedicato ai dieci anni del Papa Emerito, “Ratzinger, la scelta: non sono scappato”, del quale l’autore anticiperà il contenuto dell’ultimo capitolo relativo alla morte, ai funerali ed al lascito di Benedetto XVI che sarà pubblicato nella seconda edizione del prossimo mese di dicembre, in occasione del primo anniversario della sua scomparsa.

Suggestive le parole con cui, anche a tanti anni di distanza, l’abate emerito di Montecassino D’Onorio è solito evocare le visite, specialmente quelle riservate, di Ratzinger. “Quando per breve spazio di tempo si allontanava dai suoi impegni, lo si poteva vedere passeggiare nei giardini dell’abbazia oppure camminare con passi lenti sulla Loggia del Paradiso: qui si fermava spesso a gettare lo sguardo verso la valle sottostante, oppure sul vicino cimitero polacco e il suo ricordo, unito alla preghiera, andava ai caduti di tutte le guerre”. “Ci confidava questi momenti di riflessione quando al termine del pranzo comunitario, il cardinale si intratteneva con l’intera comunità nella sala dell’appartamento dell’abate e il più delle volte il discorso ricadeva sulla storia secolare e gloriosa di Montecassino, sulle distruzioni subite e sulle relative ricostruzioni. Quando poi – sottolinea D’Onorio – ci soffermavamo a parlare dell’ultima tragedia subita dal monastero, divenuto un cumulo di macerie a causa dei bombardamenti avvenuti nella seconda guerra mondiale, il sorriso scompariva del suo volto…”.

Indimenticabili per l’abate emerito i momenti di preghiera dell’intera giornata scanditi dal motto benedettino Ora ed Labora. In questi momenti “coglievo in lui il vero spirito del monaco al quale – conclude D’ Onorio – San Benedetto chiede di ‘nulla anteporre all’amore di Dio’ e di farlo con gioia”. Una scelta di vita che Joseph Ratzinger ha onorato fino alla fine dei suoi giorni terreni.

Fonte: Askanews