Dunque, il segretario del più grande sindacato italiano, Landini, invita tutti i cittadini alla “rivolta sociale” contro questo Governo che viene accusato di qualsiasi nefandezza possibile. Un invito, è inutile negarlo, che arriva da un sindacato che ormai è un partito del ‘campo largo’ o, meglio ancora nel caso specifico, del ‘Fronte popolare’ contro un nemico ideologico giurato. Un appello, quello del segretario generale della Cgil, che ricorda una stagione tristemente nota nel nostro paese. Ovvero, quella della fine degli anni ‘60 e gli interi anni ‘70. Perché quando una organizzazione sindacale incita alla “rivolta” è di tutta evidenza che non si può escludere nulla. Anche perché, è bene non sottovalutarlo, questa “rivolta sociale” coincide anche con l’accusa, persin violenta a livello verbale e sbandierata quotidianamente da Landini, contro un Governo, una Presidente del Consiglio e una coalizione politica, cioè il centro destra, che secondo la Cgil nega le libertà, riduce la democrazia, prepara una svolta autoritaria e quindi una semi dittatura e che, infine, sfregia la stessa Costituzione repubblicana.
Insomma, una lotta senza quartiere contro un neo fascismo ormai alle porte. E la violenza verbale di Landini, lontana anni luce dal comportamento e dal linguaggio di un grande dirigente della Cgil, Luciano Lama, conferma che il profilo e l’identità dello storico sindacato rosso sono ormai squisitamente politici e partitici e del tutto avulsi ormai dal ruolo che storicamente può e deve svolgere un sindacato. Del resto, l’attuale corso della Cgil è un progetto politico e partitico. Interviene su qualsiasi provvedimento del Governo: dalla riforma istituzionale all’autonomia differenziata, dalla separazione delle carriere ai compensi milionari dei “martiri” dell’informazione che migrano dalla Rai ad altre emittenti televisive; dalla politica estera del nostro paese alla gestione dell’immigrazione e via elencando.
Come ormai tutti sanno, Landini interviene su tutto e su tutto lo schema della Cgil è quello di invitare gli italiani a scendere in piazza. C’è solo un tema, come dice magistralmente e ripetutamente Calenda, su cui Landini misteriosamente – si fa per dire – non dice una parola. Ovvero, la politica industriale, la prospettiva e la strategia del gruppo Stellantis. Cioè quando vengono toccati gli interessi degli editori della Repubblica e della Stampa cala il silenzio del capo del sindacato rosso. Un silenzio che evidenzia una palese contraddizione della Cgil da un lato e una eccessiva furbizia tattica di chi attualmente la guida dall’altro.
Ma, al di là di questo elemento che, lo ripeto, ormai non fa neanche più notizia talmente è nota e conosciuta, quello che semmai va evidenziato è che storicamente, istituzionalmente e costituzionalmente il sindacato svolge un altro ruolo. Che, al momento, non dovrebbe essere quello di trasformarsi scientificamente e strutturalmente in un partito politico a tutti gli effetti ma, al contrario, di difendere e di tutelare gli interessi, le esigenze, le domande e i bisogni dei lavoratori italiani. Di tutti i lavoratori italiani con qualsiasi contratto e che svolgano qualsiasi mansione professionale.
Per queste semplici ragioni, verrebbe quasi da dire – anche e sopratutto nell’attuale contesto politico – che per fortuna esiste ancora un sindacato nel nostro paese che svolge il suo antico ruolo. Un’affermazione, questa, quasi banale se non addirittura scontata. Eppure proprio oggi appare di una modernità straordinaria. Ecco perché, in conclusione, per fortuna che oggi esiste la Cisl. Ovvero un sindacato che semplicemente fa il suo mestiere. E cioè sintetizzando, centralità della contrattazione; no a pregiudiziali politiche e partitiche; esaltazione del dialogo e del confronto con le altre parti sociali, compreso il Governo; priorità al merito delle questioni e difesa dei lavoratori, di tutti i lavoratori. Tasselli che portano ad un solo obiettivo: il sindacato non è un partito perché il partito appartiene al campo della politica e degli schieramenti politici. Ecco appunto, un sindacato – quello della Cisl – che è l’esatto contrario dell’attuale strategia della Cgil di Landini.