L’attualità della Nato, da 75 anni garanzia di sicurezza.

Nel futuro del Patto Atlantico non solo deterrenza e difesa, ma prevenzione e gestione delle crisi attraverso la cooperazione. Il ruolo del Consiglio Atlantico assicura il controllo democratico sul livello militare.

Il 4 aprile la Nato compie 75 anni. Il trattato di Washington, infatti, venne firmato il 4 aprile 1949, e entrò in vigore, dopo la ratifica dei parlamenti dei Paesi fondatori, il 24 agosto di quello stesso anno.

Costituita come alleanza politica e militare fra Stati Uniti e Paesi dell’Europa dell’Ovest per contrastare la minaccia del blocco di Paesi guidato dall’Unione Sovietica, la Nato ha garantito per trent’anni la sicurezza del blocco occidentale.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, lo scioglimento del Patto di Varsavia e la dissoluzione dell’Unione Sovietica, iniziò una fase nuova caratterizzata da quello che è stato definito il “momento unipolare”, nella quale gli Stati Uniti si ritrovarono come unica superpotenza rimasta al mondo. Ciò ha avuto ripercussioni profonde sulla Nato, sia riguardo al suo allargamento verso l’Est europeo sia riguardo all’assunzione di nuovi compiti e responsabilità anche al di fuori della regione dell’Atlantico del Nord.

Negli ultimi quindici anni, dopo la crisi finanziaria del 2008, si sono manifestate ulteriori, profonde e rapide trasformazioni nel panorama internazionale, dovute in particolare al maggior peso economico acquisito dai Paesi di più recente industrializzazione, che si stanno esprimendo sia attraverso il rilancio del ruolo delle numerose organizzazioni regionali esistenti (fra le quali la SCO, Shanghai  Cooperation. Organisation, è quella che più di tutte si occupa anche di cooperazione per la sicurezza), sia attraverso nuove organizzazioni, come i Brics.

Il prossimo vertice Nato del 9 – 11 luglio prossimi a Washington sarà l’occasione anche per proseguire a ridefinire il ruolo dell’Alleanza in un XXI secolo che sembra evolversi in un modo diverso da come era stato immaginato al suo inizio.

La Nato appare dotata delle caratteristiche necessarie ad affrontare una tale sfida: per l’esperienza maturata durante la sua storia, per gli strumenti politici, organizzativi e militari di cui dispone, per la capacità di iniziativa politica delle democrazie dei Paesi membri in un comune impegno di rinnovamento, che trae la sua linfa anche dal periodico ricorso a libere elezioni, come quelle che stanno interessando nel corso del 2024 le due sponde dell’Atlantico.

Si profila, dunque, la necessità di interpretare e rispondere a questi nuovi scenari strategici in continuità con i valori per i quali è sorta e si è sviluppata nel tempo l’Alleanza atlantica e nel contempo vi è l’esigenza di cogliere la novità, il carattere per certi aspetti inedito dell’attuale fase che può aprire una nuova era nelle relazioni internazionali, se si riuscirà a superare le attuali e crescenti tensioni, nel quadro di un multilateralismo condiviso da tradizionali e nuovi attori sulla scena globale e inscritto nella cornice delle Nazioni Unite.

Un compito, addirittura un’impresa, che riguarda in primo luogo il livello politico dei Paesi membri dell’Alleanza atlantica, agevolato e non ostacolato dai fisiologici dibattiti sulle due rive dell’oceano, da una parte sul ruolo degli Stati Uniti nel “nuovo mondo” che sta emergendo, e, dall’altra, su una non più rinviabile maggiore assunzione di responsabilità politica, e di difesa, dell’Unione Europea sulla scena globale, che fa avanzare l’integrazione europea e insieme rinsalda il Patto atlantico. Gli europei, come ha osservato Mario Draghi, in questa mutata realtà globale hanno solo nella via di una loro maggiore integrazione l’alternativa alla paralisi.

C’è da attendersi che questi dibattiti si ripercuotano positivamente anche sui compiti specifici della Nato che a 75 anni dalla sua istituzione, appare adeguata sotto ogni punto di vista ad affrontare le sfide future. Non solo riguardo alla deterrenza e alla difesa ma pure rispetto ai compiti di prevenzione e gestione delle crisi e di perseguimento della sicurezza anche attraverso la cooperazione.

In particolare la Nato risulta opportunamente attrezzata ad affrontare le sfide attuali sotto due aspetti che sono quelli che decretano anche la grande attualità di questa organizzazione. Il primo aspetto è quello della sua articolata struttura, al cui centro vi è il Consiglio Nord Atlantico, che garantisce una profonda interazione tra la componente civile e quella militare. Il livello politico orienta quello militare, tenendo conto della consulenza tecnica di quest’ultimo, e in ogni caso prendendo sempre decisioni condivise da tutti i 32 (con la Svezia appena entrata) Paesi membri attraverso il principio del consenso. Il secondo aspetto di attualità consiste nell’imponente lavoro svolto dalla Nato, soprattutto dopo la fine della cortina di ferro, per lo sviluppo di reti di cooperazione con Paesi partner secondo uno schema improntato alla flessibilità. Esperienza che vede moltiplicato il suo valore ora che il cosiddetto multi-allineamento viene praticato da molti Paesi extra-occidentali (emblematici i casi di Egitto ed Emirati Arabi Uniti, Paesi partner Nato e nel contempo divenuti membri BRICS).

A ben vedere, l’adattamento della NATO alle nuove sfide trae alimento anche dalla sua consolidata esperienza e ha come suo fondamento lo spirito delle origini del Patto Atlantico, più che mai attuale in un mondo alla ricerca di un nuovo equilibrio da costruire insieme attraverso la comune “fede negli scopi e nei principi dello Statuto delle Nazioni Unite”, come proclama il preambolo del Trattato di Washington del 1949.