La vera e propria batosta per il centro-sinistra, uscita in modo a dir poco perentorio da questi ultimi ballottagg, deve far riflettere molte persone. A partire dalla Segretaria del Partito Democratico che nei primi commenti a caldo attribuisce ad un (soprannaturale?) “vento di destra” il quasi-cappotto subito.
Sfortunatamente per lei e per noi ancora una volta la realtà, che è notoriamente testarda, evidenzia una distanza enorme tra la narrazione, a cui sembrano credere perfino gli stessi narranti, e la concreta dimensione della quotidianità.
I diversivi, le scuse, le analisi politologiche dei salotti delle ztl, tutto quello che è stato opposto nelle intenzioni e nei fatti con l’obiettivo di evitare l’unica cosa che davvero serviva (e serve), ovvero un reale e profondo ripensamento di una nuova, autentica, intera area politica progressista, deve cessare al più presto.
Tutta le forze di un’area autenticamente progressista, tutte le culture e le tradizioni politiche che la compongono (e quindi anche il cattolicesimo democratico sociale e popolare, che reputo la mia casa) a prescindere dai contenitori passati, presenti o futuri, devono riguadagnare la credibilità necessaria per riappropriarsi del proprio popolo.
Compito improbo? Certo!
Ma ineluttabile se non si vuole continuare a lasciare il Paese in mano ad una destra abilissima ad abbindolare e distrarre l’opinione pubblica, ma molto meno a governare.
Un compito che inizia con le parole, certo, ma soprattutto con prese di posizione nette, comprensibili ed inequivocabili sulle questioni dirimenti riguardanti la politica interna e, soprattutto, di politica estera. Non certo con le incredibili (nel senso letterale del termine) acrobazie lessicali che per ora sembrano essere purtroppo l’unica cifra di Schlein.