Le elezioni europee, il Centro e i Popolari.

Il voto per l’Europarlamento fornisce l’opportunità di verificare con gli elettori lil progetto dei Popolari. Abbiamo un anno di tempo per costruire, senza furbizie ed equivoci, una battaglia squisitamente politica.

Un termine lega l’altro: le prossime elezioni europee, il polo di Centro e il ruolo dei Popolari. Sono tre parole intrecciate innanzitutto perché i cattolici popolari non possono più giocare un ruolo marginale ed irrilevante nello scenario politico italiano; in secondo luogo perchè i cattolici popolari, e non solo storicamente, sono determinanti per ricostruire un Centro dinamico e riformista nel nostro paese e, soprattutto, una “politica di centro” oggi quantomai carente se non del tutto assente; e, in ultimo, le elezioni europee sono l’appuntamento politico forse più importante e significativo per verificare con gli elettori la bontà di questo progetto.

Ora, nessuno – come ovvio e scontato – ha la ricetta magica su come affrontare e sciogliere questi nodi squisitamente politici. Una cosa è certa, però. E cioè, una lista con un visibile e credibile profilo centrista, democratico e riformista alle prossime elezioni europee non può non avere come elemento costitutivo e centrale la presenza della cultura cattolico popolare e sociale. E questo per la semplice ragione che le identità politiche e culturali ritornano ad essere decisive nello stesso dibattito politico italiano dopo la sbornia populista, demagogica, anti politica e qualunquista interpretata dal partito dei 5 stelle. Non a caso, il voto del 25 settembre scorso non solo ha segnato la vittoria della destra democratica e di governo ma, soprattutto, ha introdotto nel circuito politico la presenza autorevole di una destra fortemente identitaria. Specularmente, è persin inutile ricordare che con la straripante vittoria alle primarie del Pd della Schlein, è tornata una sinistra smaccatamente libertaria, radicale, massimalista ed estremista. Un profilo che confligge anche con la tradizionale identità, mission e ruolo politico del Partito democratico che vedeva nella confluenza della cultura cattolico democratico con la tradizione ideale e politica post comunista il cuore pulsante del progetto di quel partito. 

È di tutta evidenza che, in un contesto del genere, la “politica di centro” e lo stesso Centro sono destinati a ritrovare uno spazio e un ruolo importanti e cruciali. Quando dico “politica di centro” non penso, come ovvio, ad una banale e grigia riedizione, seppur in forma aggiornata e rivista, della storia del partito liberale o repubblicano o tardo azionista come vuole, almeno così mi pare, il capo di Azione Calenda. Semmai, e al contrario, si tratta di un progetto politico riassumibile con la riproposizione di un pensiero centrista riformista, democratico e dinamico che veda, appunto, nei cattolici popolari il nucleo centrale di questa scommessa politica ed elettorale.

Abbiamo un anno di tempo per costruire, senza furbizie ed equivoci, questa battaglia squisitamente politica. E, soprattutto, senza alcuna presunzione culturale od arroganza politica. Ma solo e soltanto con la forza disarmata delle idee e alimentata da quella cultura politica che era e resta centrale e costitutiva nella cittadella politica italiana contemporanea.