Le sfide della tecno-scienza. Un intervento sulle pagine dell’Osservatore Romano

Pubblichiamo per gentile concessione l’articolo apparso ieri sull’organo ufficioso della Santa Sede. Chi si abbona al giornale entro il 30 novembre può avvalersi di un prezzo molto vantaggioso: appena 20 euro.

 

(Laura Pallazzani)

 

Il concetto di persona è da sempre molto usato in bioetica per segnare il limite tra avanzamento della tecnoscienza e rispetto della dignità. La bioetica si è dedicata alla discussione sui “confini” della persona con riferimento all’inizio e fine vita, alla cura e alla sperimentazione.

Una recente sfida al concetto di persona emerge con le nuove tecnologie di potenziamento che intendono modificare i caratteri di individui umani “sani” (non malati). Ne sono esempi: il potenziamento genetico (con il genome-editing) per produrre “bambini geneticamente modificati”, il potenziamento biologico per estendere la vita giovane fino alla “immortalità terrena”, il potenziamento cognitivo per aumentare con le neurotecnologie le capacità intellettive, il potenziamento morale che agendo su ormoni, cervello o geni, intende renderci più empatici.

 

I tecnofili bio-ottimisti libertari che esaltano la autodeterminazione e utilitaristi che pongono al centro la qualità di vita, sono favorevoli ad ogni intervento come un “dovere evolutivo” verso una “umanità perfetta”, partendo dall’idea che una persona più forte, più longeva, più intelligente, più buona, sia anche “più degna”. Spingendo fino al “post-umano”: ad una sostituzione del corpo e della mente umane, con robot meccanici e intelligenze artificiali, per il radicale potenziamento tecnologico, annullando l’uomo.

 

Molte le perplessità di chi, sulla base della visione ontologica della dignità umana, ritiene che ogni uomo è degno a prescindere dalle abilità che manifesta, ma solo perché “uomo”. Peraltro, non vi è alcuna prova scientifica di sicurezza ed efficacia di tali interventi, che possono mettere a rischio integrità e salute, potendo provocare danni anche irreversibili e trasmissibili alle generazioni future. Inoltre possono sfidare la libertà, “obbligando” gli individui a potenziarsi in una società competitiva che spinge alla perfezione e sfidare la giustizia introducendo nuove discriminazione tra potenziati e non potenziati.

 

La bioetica è chiamata a fare sentire la sua voce, a riflettere sul significato filosofico di persona, per porre un argine etico e giuridico al forte sviluppo di queste tecniche nel mercato. Ciò non significa bloccare il progresso, ma orientarlo in una direzione rispettosa dell’umano e della natura umana, per sviluppare una tecnologia che sappia integrarsi “con” l’uomo, rispettandone la sua natura, e non superare l’uomo.

 

Per saperne di più

https://www.osservatoreromano.va/it.html