L’inconsistenza dei cattolici

La Nota vaticana sul ddl Zan cade nel vuoto di presenza e di azione dei cattolici italiani. È un problema molto serio. Di fatto questo vuoto è colmato dall’intervento diplomatico della Santa Sede, anche se appare estremo o perlomeno irrituale.

 

Pio Cerocchi

 

La nota diplomatica con la quale la Santa Sede per mezzo di monsignor Paul Gallagher fa sapere al Governo italiano che «Alcuni contenuti attuali della proposta legislativa (ddl Zan n.d.r.) in esame presso il Senato riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’articolo 2, commi 1 e 3 dell’accordo di revisione del Concordato» apre una fase delicata nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa.

 

Non entro nel merito della controversia essendo totalmente d’accordo sui rilievi mossi dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, né mi meraviglio più di tanto della clamorosa irritualità di questo intervento ufficiale. Esso infatti è la conseguenza della inconsistenza della qualità dei politici che si dichiarano cattolici e che siedono in Parlamento. Oltre, naturalmente all’altrettanto grave (forse più grave) inconsistenza dell’episcopato italiano troppo impegnato forse a imparare come “puzzare di pecora” per accattivarsi la stima pontificia, piuttosto che studiare le questioni che da anni investano il popolo dei fedeli senza che si cerchino e si comunichino opportune istruzioni al riguardo.

 

In altre parole la proposta di legge in discussione cade nel vuoto pneumatico dell’inesistente iniziativa politica dei cattolici troppo impegnati ad assecondare l’onda mediatica senza considerare le conseguenze della dismissione della loro coerenza. Con un aggravante che purtroppo caratterizza il mondo politico nella sua quasi interezza e cioè il clericalismo cresciuto a dismisura da Papa Wojtyla in poi. In altri tempi ci poté anche essere un clericalismo intelligente anche perché allora esisteva una coincidenza più o meno sostanziale di intenti.

 

Oggi vuoi per un magistero che spesso appare ed è divisivo, vuoi per l’essere venuto meno il partito che raccoglieva la maggioranza dei cattolici, questa coincidenza di intenti pur declinata in mille inutilissime (e ipocrite) dichiarazioni, non esiste più. Il Papa resta superstar nel politically correct, ma non persuade.

 

La mancanza di luoghi di confronto e di organismi di partecipazione dei cittadini e dei fedeli, lascia completamente il campo alle ondate mediatiche che ostacolano di fatto le vecchie e sicure vie di comunicazione dei pastori verso le coscienze dei cattolici, oggi informati solo dal clamore apodittico dei media. Una situazione che accresce l’isolamento dei fedeli tra loro e rende ancora più evidente l’inconsistenza dell’attuale clericalismo che potremmo chiamare un diffuso accecamento delle coscienze; una sorta di nebbia dell’anima.

E la politica risente di questo sommo torpore morale anche se dà mostra di non tenerlo nella giusta considerazione, mentre invece è il vero e prioritario problema culturale per ogni iniziativa che in qualche modo voglia rifarsi ad un sia pur remoto riferimento alla cattolicità.

 

In questo torpore morale e civile proposte come il ddl Zan rischiano di farla da padrona. Logico dunque, pur se evidentemente estremo, l’intervento della Santa Sede. Ma non di questo occorre discutere, quanto invece sul vuoto che esso ha colmato. In altre parole e per ora conclusivamente, c’è a monte una “questione cattolica” in Italia di cui avere coscienza avvertita. Ed urge una discussione vera in cui ciascuno si assuma per intiero tutta la responsabilità. Immaginare di cavarsela con una melina in attesa del triplice fischio dell’arbitro, sarebbe (e speriamo non sia) una disastrosa illusione.

 

Molto peggio della nota della Santa Sede.