L’invito a Pontida degli ultranazionalisti austriaci è l’ennesimo azzardo di Salvini

“Non sono neonazisti o neofascisti ma persone che ci tengono alla loro cultura, alla loro nazione”. L’uscita del leader leghista legittima un movimento che in Europa è guardato a vista.

La dichiarazione di Matteo Salvini nel corso di una diretta social, con la quale ha annunciato la presenza degli esponenti del Partito della Libertà austriaco (FPÖ) al raduno di Pontida, è un segnale allarmante. Va subito detto che questo partito è noto per le sue posizioni estremiste, ultranazionaliste e xenofobe. È accusato di simpatie neonaziste. Non a caso, dopo il successo nelle elezioni di domenica scorsa non è in condizione di formare un governo per l’ ostracismo degli altri partiti.

Dunque, la frase di Salvini – “Non sono neonazisti o neofascisti ma persone che ci tengono alla loro cultura, alla loro nazione” – è un tentativo di legittimare un movimento politico che, di fatto, ha radici profonde nell’estrema destra. Ridurre le preoccupazioni riguardo alle tendenze estremiste a un mero attaccamento alla propria cultura è un’operazione retorica pericolosa, che minimizza il rischio insito nella diffusione di ideologie autoritarie e xenofobe. Questo atteggiamento tende a banalizzare il fenomeno dell’ultranazionalismo, trasformandolo in un’ordinaria manifestazione di patriottismo, quando invece rappresenta una minaccia per i valori democratici e per i diritti fondamentali.

Definire questi movimenti come una semplice espressione di democrazia equivale a distorcere il concetto stesso di democrazia. La democrazia si fonda sul rispetto delle diversità, dei diritti umani e della tolleranza, valori che sono spesso in aperto contrasto con l’ideologia promossa dal FPÖ e da altri gruppi simili. L’apertura ai partiti ultranazionalisti rischia di legittimare sentimenti di intolleranza e divisione, contribuendo alla diffusione del discorso dell’odio.

Le parole di Salvini, in conclusione, non sono solo un’operazione di marketing politico ma anche un segnale che potrebbe condurre a una pericolosa deriva ideologica. Il rischio è che il confine tra democrazia e autoritarismo diventi sempre più sfumato, alimentando un clima di sospetto, divisione e ostilità che può minare la convivenza civile e i fondamenti stessi della società democratica.