L’esclusione della lista riformista dalla coalizione ligure a favore del candidato Andrea Orlando rappresenta una pessima notizia per chi, come il sottoscritto, nelle scorse settimane proponeva la creazione di uno schieramento di centro sinistra alternativo all’attuale maggioranza parlamentare.
Nonostante la lista avesse già firmato l’accordo con il candidato governatore, non appena “Giuseppi” Conte, in versione Jep Gambardella, ha posto il suo veto nei confronti del cartello elettorale formato da IV, PSI e +EU, il PD, senza remore né lamentele, ha acconsentito a rinnegare il patto firmato in precedenza e a rinunciare ad una rappresentanza riformista e centrista nella coalizione.
Era già accaduto in Basilicata ed ora come allora, nessuno, nemmeno tra i riformisti del PD o di Azione che è rimasta all’interno della coalizione, si è alzato in piede e ha detto “Non ci sto!”. Come se valesse il motto latino mors tua vita mea.
Ma ciò che è successo in questi giorni a Italia Viva e Matteo Renzi che, nonostante i difetti, rappresenta al momento il leader più carismatico proveniente dalle file dei popolari italiani, potrà accadere un domani a chiunque altro abbia delle obiezioni alla linea espressa da Giuseppe Conte.
Un domani, i grillini potranno scegliere di buttare fuori dalla coalizione Azione, per le posizioni a favore del nucleare, oppure Più Europa, per le posizioni garantiste sulla giustizia. Non stento nemmeno a credere che, un domani, di fronte alla proposta di inserire in una lista dei ministri un riformista come Lorenzo Guerini, i 5stelle potranno porre un veto per le sue coraggiose posizioni a favore della resistenza ucraina.
Mi chiedo allora se tutto ciò sia accettabile per il PD e per la sua segretaria Elly Schlein. Perché se è vero che il leader della coalizione deve sposare uno spirito testardamente unitario, questo non significa che il primo bullo che passa se ne debba approfittare, anzi il leader dello schieramento dovrebbe tutelare la legittimità delle posizioni di ciascuna componente, anche quelle più piccole.
Così non è successo, il PD ha accettato il veto di colui il quale aveva firmato i decreti di Sicurezza insieme a Matteo Salvini, senza difendere coloro i quali hanno fatto parte della storia dello stesso PD, Italia viva, o i suoi alleati storici, PSI e piùEuropa.
A mio parere questo atto è grave e rappresenta una pietra quasi tombale per qualunque progetto di centro sinistra serio, a meno che il PD non inverta immediatamente la rotta. I veti di Conte e il silenzio di Schlein definiscono un contesto in cui a sinistra si formerà una coalizione estremista dominata dai veti di Giuseppe Conte, incapace di rappresentare le istanze centriste, cattoliche, liberali, riformiste e garantiste. Uno schieramento a tutto bonus, patrimoniale e manettaro,
Il PD aveva il compito di elaborare una sintesi, cercando i punti programmatici comuni ed eliminando i veti del passato. Così non è stato, ha accettato silenziosamente ogni imposizione dei 5 Stelle e non ha compiuto alcuno sforzo per tenere all’interno della coalizione i partiti centristi.
Il messaggio è dunque chiaro, non c’è spazio per le nostre istanze nella coalizione di centro sinistra, anche perché questa coalizione che sta costruendo il PD a rimorchio dei 5stelle vuole essere una coalizione solo di sinistra.
Si riapre, allora il punto di domanda: cosa possono fare coloro i quali hanno idee diverse dall’attuale maggioranza, per esempio su premierato e autonomia differenziata, ma non sono disposti a sottostare al giogo dei 5stelle?
Costruire una federazione centrista aperta a cattolici, liberali e riformisti. Abbandonare i progetti di mini-partiti personalistici, evitare di continuare in queste continue e insensate scissioni ma soprattutto iniziare a lavorare in Parlamento per l’introduzione di una vera e propria legge elettorale proporzionale. Una legge, sia chiaro, che non obblighi a indicare ex ante la partecipazione ad una determinata coalizione, anche perché se il sistema è proporzionale inevitabilmente le coalizioni si devono formare dopo il voto, altrimenti è un porcellum bis.
L’introduzione di una legge elettorale proporzionale è un fattore dirimente per la costruzione di un progetto centrista. E vedremo allora se Forza Italia e Noi moderati sosterranno questo progetto, allora dimostreranno di essere delle vere liste centriste e non dei satelliti di FdI.