L’Italia sembra simpatizzare per gli equilibrismi. Non cede mai al gusto della stabilità. Desidera camminare sul filo, sul crinale, come se avesse un’arcana inclinazione all’incertezza.

156 i voti a vantaggio di Conte lo mantengono in sella, ma non assicurano la corsa. Quindi, un po’ si e un po’ no.

Del resto, chi faceva i pronostici alla vigilia della seduta incandescente del Senato, attestava i suoi calcoli su quelle cifre. Difficile che potesse, nella stessa seduta, raggiungere la comoda cifra di 161, come potesse scivolare sopraffatto da una improbabile negatività del voto.

Strana vicenda che la differenza tra il si e il no, corrisponda al numero degli astenuti, 16 sono infatti i voti espressi dei renziani. Traballante?

Da una parte si e dall’altra no. Traballante per i numeri che non consentono un lavoro garantito nei momenti salienti della produzione parlamentare, vedasi la gestione delle commissioni, rassicurato, invece, per il fine comune di non mandare all’aria l’esperienza dei Senatori, due anni prima la scadenza naturale del mandato. Quest’ultima caratteristica è la garanzia più elevata che il premier Conte ha tra le dita.

Infatti, non stento a credere che da qui a una decina di giorni, si possa costituire una costola significativa per ossigenare il governo attualmente in carica. Ricordiamoci che si debbono attribuire almeno tre ruoli capitali: due ministeri; un sottosegretario. Un assegno, quest’ultimo, che il Presidente del Consiglio potrà elargire a chi, più di altri, sarà lesto a mettere il proprio contrafforte sul lato più fragile dell’attuale maggioranza governativa.

Oggi, a differenza di un tempo, i recinti dei partiti sembrano sempre meno visibili; anzi, a dirla tutta, sembra che i partiti siano quasi liquefatti. Da qui, la maggior facilità di passaggi da una barricata all’altra. Era molto più complicato trent’anni fa, inimmaginabile nella prima repubblica, in questo periodo, invece, non ha più senso il concetto di “volta gabbana”. Questo fatto, rende il compito di chi intenda fortificare la squadra di governo, più agevole di quanto si creda.

A margine, va sottolineata la pallida figura, per non dire magra, prodotta da chi ha piccato la miccia. Alla fine, non ha ottenuto gran che se non quella di aver mantenuta l’attenzione dell’intero Paese a fare il tifo per l’una o per l’altra sponda.

Vedremo stamattina se Conte riferirà a Mattarella i suoi intenti e se il Presidente darà delle indicazioni di comportamento da tenersi a partire dal risultato conseguito ieri sera al Senato.