L’Osservatore Romano | Leggenda della fantasia moderna. Teologia e guerre stellari.

Benjamin D. Espinoza ha curato una raccolta di saggi di diversi autori che tentano di avvicinarsi, attraverso le lenti di concetti offerti dalla teologia cristiana, al mondo di fantasia delle guerre stellari.

Quando nella seconda metà degli anni Settanta i primi film di George Lucas videro la luce, un nuovo mondo di fantasia si apriva per l’uomo moderno. Tutto il mondo dello spettacolo (che poi produsse sequel, prequel, fumetti e serie televisive) rimase incantato da queste nuove storie, che ancora oggi hanno successo senza perdere il loro fascino. Ed è così che Lucas cercò di «creare un racconto morale, divertente e molto identificabile», come scrive Benjamin D. Espinoza, curatore del volume Theology and the Star Wars Universe (Lanham, Lexington Books, 2022, pagine 250, dollari 35), una raccolta di saggi di diversi autori che tentano di avvicinarsi, attraverso le lenti di concetti offerti dalla teologia cristiana, al mondo di fantasia delle guerre stellari.

Quattro sono le parti che compongono l’opera. La prima comincia con la premessa, nonché spiegazione, del perché “teologizzare” quest’opera. La comparazione tra i cavalieri Jedi con i monaci risulta più che evidente, dato che «analizzare Star Wars attraverso le lenti della religione, la teologia o la spiritualità non ci sorprende, con temi come la speranza, la vendetta, la redenzione, la riconciliazione, il bene e il male, la liberazione, temi tutti questi profondamente radicati nella serie. Star Wars è pieno di analisi teologiche».

Nella seconda parte (Le teologie dei Jedi), invece, si affrontano temi cruciali come la forza, gli eroi e le loro gesta. Un’eco che risuona nella comparazione con gli “eroi” del capitolo 11 della lettera agli Ebrei, infatti: «Pensare in termini di eroismo attraversando queste due collezioni di storie ci aiuta a vedere realtà indiscutibili sulla vita umana e sulla diversità». Ci mostra anche — si legge nel saggio di Bethany Keeley-Jonker e Robert Keeley — «la promessa fatta attraverso la morte e risurrezione di Cristo». Un altro tema è l’ascetismo e la lotta tra la luce e la sua oscurità nella figura misteriosa e attrattiva dei “Sith”, come mostra Nathan García nel suo saggio. Si evidenzia la necessità di un maestro, come anche il bisogno di una relazione virtuosa tra maestro e discepolo, arrivando addirittura a compararlo con il cammino dell’ascensione spirituale. Questa sezione si chiude con una demistificazione tanto dei Jedi come del clero.

Teologie politiche è il titolo della terza parte nella quale si sottolinea l’accento tra «l’opposizione» o «modo di vedere» la vecchia religione così come il vecchio credo, mettendo a fuoco personaggi come Ahsoka, Tano e Luke che mettono in discussione la visione contraddittoria dell’ordine Jedi, arrivando addirittura a reinterpretarla. Visione questa che scatena una prospettiva di non-violenza difesa da un anziano Luke, che è in netta sintonia con la visione cristiana contraria alla violenza. In questo capitolo c’è anche un saggio dedicato al misticismo nella serie.

Chiudendo questo ciclo di saggi a più voci, l’ultimo capitolo si apre con un dialogo tra questa serie di fantascienza e i pensatori del passato. Ed è Jonathan Lyonhart che, approfittando della dualità che c’è tra luce e ombra tanto caratteristica nella serie, inizia un dialogo col manicheismo, rifiutato e combattuto da sant’Agostino. Shaun Brown, dal canto suo, mette alla prova il termine “speranza”, che il cristianesimo ha forgiato lungo i secoli, con il filo narrativo delle Guerre stellari che basa, a sua volta, l’unità della narrazione appunto su questo stesso termine. Ruan Duns invece si distanzia nel suo articolo dall’equiparare lo Spirito Santo con la Forza. E in una altrettanto interessante disquisizione, Russel Johnson, prendendo spunto da Albert Camus, critica «il valore degli eroi» presentando a sua volta la figura dell’antieroe. Prende come scenario il film L’ultimo Jedi, dove si vede Luke che chiede a Rei quale sia il ruolo che lei rappresenta in questa storia, dato che il suo sangue non unisce le grandi dinastie del mondo di Star Wars, essendo lei però potente nella Forza. È così che devierebbe «i pilastri della speranza della Resistenza» verso personaggi minori che sorprendono per l’unione con la Forza. Johnson mette in guardia: «A partire da questo film occorre rammentare ai cristiani di non mettere i santi sui piedistalli e ignorare i loro fallimenti. Fare questo non è solo falsificare le loro vite, ma privarci addirittura dalla testimonianza della fede ordinaria».

Uno degli aspetti più interessanti di questo volume curato da Espinoza, al di là degli approfondimenti dei diversi articoli e saggi ivi presentati, è senz’altro la varietà di temi affrontati. È evidente che non omnibus omnia e quindi, nella sua lettura, uno può consultare i capitoli o le tematiche che possano sembrare più interessanti al lettore. Ma d’altro canto è degno di menzione l’interesse nell’avvicinare e interpretare, sotto la luce di Guerre stellari, l’uomo di oggi e cristiano a uno dei più grandi «miti della modernità», a questa formidabile «leggenda della fantasia moderna», a questo mondo della Forza impastato di luce e ombra, di bene e male. Costituisce senza dubbio uno sforzo umano e un valore umanistico il voler parlare con l’uomo moderno con il linguaggio che non potrà mai morire: quello dell’immaginazione, dove simbolo, immagine, mito, si mescolano in una narrativa che in fin di conti è chiamata a trascendere l’anima umana e la stessa storia dell’uomo.