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sabato, Marzo 15, 2025
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L’ultima barzelletta? Conte può anche diventare centrista.

Il capo del movimento è tutto e il contrario di tutto. È giunto però il momento di fare chiarezza: di politici “capaci, capacissimi e capaci di tutto” francamente non ne abbiamo più bisogno.

“Capace, capacissimo, capace di tutto”. Questa vecchia battuta pronunciata da Carlo Donat-Cattin a metà degli anni ‘80 per descrivere, in chiave sarcastica ed ironica, il comportamento di qualche esponente della Dc che non era particolarmente gradito al leader della sinistra sociale di Forze Nuove, è quanto mai calzante per l’attuale capo del partito populista per eccellenza, cioè Giuseppe Conte. Un alleato, peraltro fondamentale, per la coalizione di sinistra e progressista guidata dalla Schlein ma, al contempo, un capo politico da cui, appunto, ti puoi aspettare di tutto.

E questo ancora al di là della disputa, virulenta e al tempo stesso comica, con il fondatore di 5 Stelle Beppe Grillo.“Capace, capacissimo, capace di tutto” proprio perché Conte può essere politicamente di tutto. È progressista – ma “indipendente” – e non di sinistra; è europeista ma non atlantista; è contro la destra e addirittura alternativo alla destra ma condivide molte politiche di quel campo politico;

pare sia anche un “cattolico democratico” come disse ad un convegno ad Avellino ricordando Fiorentino Sullo; qualcuno dice che potrebbe diventare anche un “centrista” – l’ex direttore della Stampa Marcello Sorgi – senza però dimenticare, almeno così dice, le ragioni specifiche del movimento 5 Stelle; si sente sempre di più un uomo di partito senza, al contempo, rinnegare le ragioni storiche del movimentismo; e, infine, vuole declinare una cultura di governo con il suo nuovo partito ma vive la costruzione delle alleanze all’insegna della casualità, dell’improvvisazione e del pressappochismo.

Insomma, per farla breve, Conte è tutto e il contrario di tutto, come si suol dire. Ma, dovendo competere con la sinistra radicale e massimalista della Schlein e con quella estremista e fondamentalista del trio Fratoianni/Bonelli/Salis, non c’è affatto da stupirsi se la futura collocazione di Conte e del suo partito possa anche essere quella di centro. Di un centro cattolico come, del resto, già anticipò in un passato neanche troppo lontano.

Per queste ragioni, semplici ma essenziali, ci si trova di fronte ad un partito e, soprattutto, ad un capo partito che può declinare mille versioni nella sua concreta attività politica. Ma, per non rincorrere la deriva trasformista ed opportunistica del capo dei 5 Stelle, quello che mi preme sottolineare è che il Centro e la ‘politica di centro’ non possono e non devono essere declinati da chi è, sotto il profilo politico, antropologicamente estraneo ed esterno a quella cultura, a quella sensibilità, a quella storia e anche a quella prassi. Non lo sono, e coerentemente, la Schlein, Fratoianni o Bonelli o la Salis ma non lo è, tantomeno, neanche il movimento o il partito dei 5 Stelle. Forse è arrivato il momento, per onestà intellettuale e anche per serietà politica e culturale, che ognuno declini il suo progetto politico nella società contemporanea con un minimo di lungimiranza e di credibilità. Sempreché si voglia rilanciare la credibilità e la trasparenza della politica e, soprattutto, riavvicinare i cittadini alle istituzioni e alle urne. Di politici “capaci, capacissimi e capaci di tutto” francamente non ne abbiamo più bisogno. Come, appunto, denunciava già nello scorso secolo lo statista democristiano Carlo Donat-Cattin.