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sabato, 12 Luglio, 2025
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L’umanità scruta il mondo e osserva il proprio declino. Inesorabile?

Dal dominio della tecnica al collasso del pensiero: l’uomo contemporaneo si aggira tra rovine ideologiche, incertezze etiche e inquietanti derive storiche.

Ai piedi del gigantesco costrutto pluri-ideologico eretto fino alla fine del ’900 sosta un’umanità stanca e confusa: la globalizzazione ha avvolto in un limbo polveroso i frantumi dei colossali macigni culturali che, lottando tra loro, rotolano a valle disgregandosi.

A oltre cinque anni dalla sua scomparsa, possiamo spiegare il presente utilizzando la potente metafora del filosofo Emanuele Severino: cristianesimo, islam, capitalismo, comunismo, democrazia sono i massi giganteschi in perenne conflitto, attirati a scontrarsi come in un cumulo di macerie dalla forza di gravità che ne annulla la

forza reciprocamente dirompente. Un gioco di ruolo e di compresenze, deprivato da tassonomie etiche.

Il dominio della tecnica sulluomo

Il dominio della tecnica sulla filosofia è in grado di dissolvere tutte le ideologie. Secondo Severino, la tecnica “è un gigante capace di toccare il cielo con un dito”, mentre i suoi cascami penetrano la dimensione antropologica fino al midollo: l’essere si confonde con l’esistere, l’attendismo del rimando e il nichilismo di una condizione svuotata da motivazioni forti ci rendono angosciati e insoddisfatti, sotto il peso di pericoli incombenti, fino al nulla estremo di un indefinibile cupio dissolvi.

Rincorrendo l’intelligenza artificiale stiamo disimparando l’uso di quella naturale.

Lattimo che brucia il futuro

L’attimo è la nuova dimensione temporale prevalente: in un attimo, premendo un pulsante, si può polverizzare il pianeta con la distruzione nucleare; in un istante – per incoscienza o lucida follia – si può disporre della vita propria e altrui; in un nanosecondo, i virus mutanti ci rendono vulnerabili a pandemie inarrestabili.

La sostenibilità tra uomo e natura, quella demografica e generazionale, e l’equilibrio che – tra mille difficoltà, resistenze e inquietudini – potrebbero condurci a un approdo stabile, stanno lentamente dissolvendo le rassicuranti certezze che avevamo faticosamente conquistato.

La tecnica senza pensiero

Da qualunque visuale prospettica si osservi il pianeta e la sua umanità in costante e incontrollata crescita, si percepiscono per lo più conflitti e diaspore che il relativismo etico non ricompone ad unità. La tecnica ha preso il sopravvento sulle idee: al massimo le ha sostituite con effimere opinioni, ma si avverte l’assenza di una razionalità estesa che restituisca all’uomo e al suo pensiero il possesso e il sicuro dominio delle vie da imboccare, e la consapevolezza del bene comune da preservare. Sono questi i valori che nobilitano l’uomo e la vita.

Multiculturalismo o caos?

Con malcelato eufemismo si discetta di intercultura e convivenza, ben sapendo che esse si riducono ad assumere una valenza sommativa. Non esiste una dimensione unanimemente condivisa: essa si realizzerebbe solo sotto il controllo ferreo di una sola superpotenza economica e militare, ovvero ciò che rappresenta l’opposto della libertà e delle soggettività dilaganti.

Si tratta dunque, più che altro, di una dimensione multiculturale compresente storicamente, ma in perenne conflitto.

Le democrazie sono sotto assedio

Per questo le dittature hanno mire espansive illimitate. Ed è per tale motivo che la difesa della propria democrazia passa attraverso la leadership delle democrazie nel mondo.

Ciò che sta accadendo in questo primo quarto di secolo può diventare la radicale, totalitaria, irreversibile negazione di un percorso storico iniziato a fine Settecento e conclusosi dopo l’ultimo dopoguerra: il progressivo, lento configurarsi di un ordine mondiale fondato sulla pluralità delle culture e delle loro differenti radici storiche; successivamente, sul consolidarsi del principio dell’identità nazionale e delle relazioni internazionali in un quadro di rassicuranti certezze e di rispetto del principio dell’autodeterminazione dei popoli.

Un ordine che solo il delirio di onnipotenza e la violazione delle libertà individuali e sociali possono comprimere fino alla distruzione.

 

Loligarchia globale e il ritorno della Storia

Di fatto i popoli sono comparse sullo sfondo di una svolta oligarchica che attraversa il pianeta: non abbiamo mai avuto, nella Storia, la compresenza di una pletora concomitante di tiranni e dittatori. Il dio denaro governa il mondo e lo sta portando all’autodistruzione, tra guerre devastanti e crollo della sostenibilità ambientale.

La soccombenza dell’individuo si realizza attraverso la negazione dei diritti soggettivi inalienabili, l’umiliazione delle diversità, le identità di genere; mentre la soccombenza di un’umanità sofferente e disorientata – con la disponibilità di armi distruttive che annientano le domestiche, inoffensive quotidianità – ha le sembianze di un rinnovato Olocausto.

Un Olocausto che riporta indietro le lancette di quella Storia che ci eravamo ripromessi di non rivivere, ma che si ripresenta sotto mentite spoglie – tempora mutantur et nos mutamur in illis – con mutevole delirio e inaccettabile oblio, in una coscienza collettiva ora consapevole e partecipe, ora preclusa, rimossa e indifferente.