Milano, 28 ott. (askanews) – Nella sera di venerdì 27 ottobre, poco prima dell’inizio dello Shabbath, le forze militari israeliane hanno lanciato incursioni nella Striscia di Gaza, prima con pesanti bombardamenti aerei, poi con incursioni di terra. Il tutto dopo che Gaza era stata isolata dal resto del mondo con il blocco dei cellulari e di Internet, oltre che delle forniture elettriche. Dalle tv internazionali arrivano quindi immagini una città al buio illuminata da frequenti esplosioni. Le forze israeliane hanno annunciato un’espansione delle operazioni di terra, ma hanno fatto anche sapere che non si tratta delle massiccia invasione della Striscia.
Mentre le operazioni militari erano in corso, l’Assemblea generale dell’Onu ha votato la risoluzione proposta dalla Giordania per un immediato cessate il fuoco, e ha respinto la formulazione del Canada che conteneva la condanna degli attacchi di Hamas. Il voto dell’Onu ha scatenato la reazione di Israele, che ha parlato delle Nazioni Unite come del tutto delegittimate. Hamas invece ha chiesto di attuare il cessate-il-fuoco contenuto nella risoluzione.
La battaglia in corso ha anche fatto crollare le già flebili iniziative diplomatiche che erano in corso, soprattutto per lo scambio di ostaggi e prigionieri. Hamas ha fatto sapere che dopo l’attacco israeliano ogni dialogo è interrotto.
Per Israele invece è il momento di scatenare la rabbia per gli attacchi del 7 ottobre e dall’entourage di Netanyahu si parla senza mezzi termini della volontà di mettere sotto pressione Hamas con i bombardamenti. Ma gli islamisti hanno voluto replicare: la resistenza è pronta – hanno fatto sapere – in caso di invasione di terra.