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mercoledì, 3 Settembre, 2025
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Macron alza la voce per la Palestina mentre Greta punta su Gaza

Il presidente francese mette in guardia Israele da annessioni e offensive. Una linea di fermezza che rilancia il ruolo dell’Europa. Intanto la Global Sumud Flotilla ha iniziato il suo viaggio.

Il colloquio di Emmanuel Macron con l’erede al trono saudita Mohammed bin Salman ha assunto un valore che travalica i confini della diplomazia bilaterale. La scelta del presidente francese di esprimere pubblicamente la sua contrarietà a ogni forma di annessione o di offensiva israeliana nei Territori palestinesi segna un punto fermo nella posizione europea. Con toni insoliti di chiarezza, Macron ha ribadito che nessuna mossa militare o tentativo di spostare popolazioni potrà frenare il percorso verso il riconoscimento di uno Stato palestinese.

Una presa di posizione netta

Il monito rivolto a Israele non è frutto di improvvisazione. Da tempo la Francia, insieme ad altri partner mediorientali, lavora per riaprire spazi di dialogo sulla questione palestinese. Macron ha voluto rimarcare che gli sforzi compiuti con l’Arabia Saudita non devono essere neutralizzati da politiche di forza che rischiano di alimentare nuove tensioni. Si tratta di un segnale rivolto non solo a Tel Aviv, ma anche alle cancellerie occidentali tentate di rimanere in silenzio di fronte all’ennesima escalation.

Il nodo della rappresentanza internazionale

Il presidente francese ha altresì denunciato come «inaccettabile» la decisione degli Stati Uniti di negare i visti ai funzionari palestinesi diretti a New York per l’Assemblea generale dell’ONU. Un gesto che colpisce la legittimità stessa della diplomazia multilaterale, fondata sul diritto universale alla rappresentanza. Macron ha chiesto l’immediato annullamento della misura, sottolineando che la partecipazione della Palestina deve essere garantita in conformità con l’accordo di sede delle Nazioni Unite. È un appello che riecheggia nella comunità internazionale come difesa delle regole comuni e non di interessi di parte.

Il ruolo dellEuropa

La posizione di Macron riapre una prospettiva che sembrava appannata: l’Europa può e deve farsi promotrice di una linea autonoma sulla questione israelo-palestinese. Non per contrapporsi agli Stati Uniti, ma per integrare la voce occidentale con un approccio più equilibrato, attento alla legalità internazionale e ai diritti fondamentali. In questo senso, l’iniziativa francese richiama da vicino la tradizione diplomatica europea che affonda le radici nel pensiero di Schuman e De Gasperi: il dialogo come alternativa alla forza, il rispetto delle istituzioni come fondamento di ogni soluzione politica.

Il riconoscimento di uno Stato palestinese resta un obiettivo lontano, ma l’atteggiamento di Macron restituisce fiducia a chi crede che la pace non possa essere costruita sull’occupazione e sull’esclusione. L’Europa, se vorrà, potrà trovare nella fermezza francese una bussola per orientare la propria azione, evitando l’irrilevanza e tornando a parlare con voce propria in Medio Oriente.

Intanto Greta Thunberg ha iniziato la sua spedizione con la Global Sumud Flotilla in direzione della Striscia di Gaza. La pressione della pubblica opinione internazionale è sempre più forte. Si riuscirà a fermare Netanyahu?